30 giugno 2008

Caruso all'Avana

Enrico Caruso arrivò all’Avana il 5 maggio 1920 a bordo del vapore Miami. Aveva 47 anni ed era il tenore più famoso del mondo.
Sul molo lo aspettavano un gruppo d’italiani residenti a Cuba, un incaricato del presidente della Repubblica, l’impresario italiano Adolfo Bracale, il soprano Gabriella Bensanzoni, una banda di musica che intonava “Vesti la giubba” e tanti curiosi, tra cui fotografi e giornalisti.
Caruso sbarcò per primo, accompagnato dal segretario Bruno Zirato, dal maggiordomo Mario Fantini e dal direttore musicale Salvatore Fucito. (La foto lo ritrae sul molo dell’Avana appena sbarcato).
Per Bracale, portare Caruso a Cuba non era stata un’impresa facile. Prima il grande tenore aveva rifiutato e successivamente, dopo tante insistenze, sperando forse in una rinuncia, aveva chiesto 10mila dollari ad esibizione. Bacale però accettò e fu firmato il contratto: 8 esibizioni da 10mila e due mattinée da 5mila, totale 90mila dollari.
All'Avana, Caruso si sistemò al Grand Hotel Sevilla, dove il suo maggiordomo diede immediatamente disposizione di sostituire le lenzuola di cotone con quelle di lino che il tenore portava con sé.
Tra i tanti incontri mondani, Caruso fu ospite dei coniugi Pennino, importatori di marmi italiani, e del presidente Mario García Menocál, con cui trascorse un giorno in campagna nel podere “El Chico”. Visitò Cienfuegos e Santa Clara, ed in ogni città tenne un concerto
Il prezzo del biglietto per vedere Caruso era di 25 pesos a poltrona e, al mercato nero, si rivendevano a 60. Venticinque pesos erano, allora, lo stipendio medio di un operaio.
Tra gli aneddoti più famosi dei due mesi di permanenza a Cuba di Caruso, c’è sicuramente quello della bomba al Teatro Nazionale dell'Avana.
La bomba scoppiò durante un matinée: Enrico Caruso con Gabriella Bensanzoni occupava la scena con la “Aida" di Giuseppe Verdi. Il tenore logicamente interpretava la parte di Radames e vestiva una tunica enorme color coleottero con riflessi verdi, quando scoppiò la bomba.
Così il famosissimo scrittore cubano Alejo Carpentier racconta l’accaduto:
«Caruso, che era molto pauroso, si spaventò terribilmente, uscì dalla porta in fondo al teatro e cominciò a correre, alle tre del pomeriggio, per tutta Calle San Rafael.
Percorsi due isolati, un poliziotto (...) lo afferra violentemente per la mano e dice:
"Che sta succedendo? Non siamo a carnevale per andare travestiti per strada!"
Allora Caruso, che non parlava spagnolo, cominciò a dire: " Io non sono vestito da carnevale, sono un grande tenore... vestito da Radames., io sono il tenore Caruso!"
Ma il poliziotto non capiva e fissando Caruso gli gridò: "Eh, inoltre travestito da donna? Al commissariato di polizia!"
Il povero Caruso dovette essere liberato dall’ambasciatore del suo paese
».
Sull’incidente esistono almeno due versioni. Per Carpentier, la bomba fu lanciata nella fossa dell'orchestra a causa dello scontento della situazione economica cubana. L’altra, più ricca di dettagli, attribuisce l'esplosione ad un gruppo di anarchici che avrebbero pagato, ad un bimbo, la somma di 40 centesimi affinché collocasse un petardo in uno dei bagni dello stabile.
Quello stesso bimbo, molti anni dopo, avrebbe svelato la storia della bomba allo scrittore Eduardo Riberño, quando - parlamentare e ministro - era uno dei papabili candidati alla presidenza per le elezioni del 1948. Si chiamava Luis Pérez Espinos e fu ministro dell’Educazione del governo del presidente Grau San Martín.

26 giugno 2008

...di tutto e di più!

I nostri affezionati lettori offrono spunti ai “pensieri randagi” di questi due “cani sciolti” (bau, bau, o secondo la versione cubana guau, guau). Ci domandate della televisione cubana, argomento che avevamo intenzione di trattare da qualche tempo. Personalmente non la trovo male, non so cosa dica il Direttore. Attualmente i canali che si vedono all’Avana sono cinque, cioè Cubavision (la locale Rai 1), Telerebelde (l’equivalente di Rai 2 con l’aggiunta di Raisat Sport), Canal Educativo, Canal Educativo 2 (insieme fanno Rai 3) ed il capitalino Canal Habana (in assoluto il più moderno per grafica e contenuti). Non li ho paragonati alle televisioni commerciali perché qui non c’è pubblicità, se non quella Progresso. Durante la giornata il palinsesto è vario, si passa dalla Tele Clase (le lezioni per gli studenti) ad Universidad para todos (dove insegnano lingue ed altre materie universitarie), ai documentari, i programmi per bambini, la Mesa Redonda che tratta dell’attualità mondiale secondo l’ottica cubana, arrivando di sera alle immancabile telenovelas, cubane o brasiliane. Telerebelde si è specializzata nello sport ed in questi giorni trasmette dal vivo gli Europei di calcio ed in agosto tutte le Olimpiadi. Per chi è amante dei film, la maggior parte sono sottotitolati (per la gioia di noi traduttori e per chi vuole sentirli in lingua originale) e molto più recenti di quelli trasmessi in Italia. Fa un certo effetto sentire un film in svedese o cinese. A mio parere, però il massimo si raggiunge con la nuova programmazione di Cubavision “De madrugada en TV”; è infatti di notte che troviamo tutti i serial americani: i Sopranos, Doctor House, Criminal Mind, Lost, Numbers, CSI ecc. e qualche film veramente bello. Il problema è che alla mattina bisogna comunque svegliarsi presto e non ti ricordi se il simpatico mafioso matematico, che cura tutti quanti con sarcasmo, ha lasciato lui le impronte sulla scena del crimine nell’isola perduta…

25 giugno 2008

Cachimba... che caldo!

Da un po’ tempo, e non per nostalgia delle “amate” alpi retiche, il mio televisore trasmette con la classica neve e quindi mi sembra di vedere le partite che si svolgono in Svizzera ed in Austria come se lì fosse inverno (manca solo il pallone rosso). Sono arrivato alla conclusione che non è il glorioso Atec Panda, ma è l’antenna che abbiamo dovuto montare di lato.
I miei vicini di sopra, contravvenendo alla nota solidarietà cubana che ha portato la medicina nei più sperduti angoli del mondo, sono invece egoisti con gli altri abitanti del palazzotto e non vogliono nemmeno farci mettere sul soffitto le varie cisterne dell’acqua.
In ogni caso, per provarle tutte, “la mia jefa” mi dice di controllare la
cachimba. Io mi guardo intorno, penso ai santi cubani che proteggono la nostra casa, ma non mi ricordo di averli mai sentiti nominare così, nemmeno in yoruba. Alla fine mi spiega che è il connettore dell’antenna, pure lui cinese.
Mi vengono i sudori freddi, perché la ricerca di queste cosette sono alle volte delle vere odissee tra le varie
tiendas y ferreterías. E qui mi viene in mente la mia preferita: “Bruttino e Testone”. In verità questa ferramenta all’Avana tutti la conoscono per “Feito y Cabezón” dal nome dei suoi antichi proprietari, cioè José Feíto Taladrid (che anche nel secondo cognome ha qualcosa di meccanico…) e suo cognato Nicolás Cabezón García, che avevano la loro Società Anonima in calle Reina nr. 319. Però alla fine la trovo qui vicino in un negozio Copextel, ma non serve, il problema è il cavo dell’antenna che fa il giro della casa.
A Vienna continua a nevicare, è strano che lo faccia anche al Latino, dove Cuba gioca con la squadra dell’Università californiana di Santa Barbara (aché pa’ ustedes, broders). I ragazzoni della Triple A perdono, ma hanno già fatto un bel fuoricampo a venire qui...

(Stefano Pasqualon)

23 giugno 2008

Ma che pizza... l'Avana!

Dall'Avana nessuna novità. Sabato un po' di meritato riposo, dopo una settimana di lavoro, e riunione di "redazione" nella centralissima casa Pasqualon, al ritorno dalla Bodega di calle Neptuno. Come sempre ottimo il caffè... e se ve lo dice un campano, ci potete credere!
Fa tanto caldo, ma questa non è assolutamente una notizia in questi giorni. Le temperature sono sempre al di sopra dei 30 gradi e la lancetta dell'igrometro è fissa, ormai da tempo, tra il 90 ed il 100% d'umidità relativa.
Ieri da buon italiano, ho seguito in diretta, sulle frequenze di TeleRebelde, l'incontro Italia-Spagna. Al riguardo, evito di riportarvi gli "sfottò" che mi sono stati diretti da vicini e colleghi di lavoro cubani.
Alla fine della partita, non avendo nulla da fare, ho deciso di sfogare la mia "repressione" calcistica dandomi alla cucina. Approfittando di una scamorza (non Toni) introdotta di "contrabbando" in loco, mi sono fatto una bella pizza semi-margherita. Mi manca l'albahaca, ovvero il basilico. Il risultato, sarà stato lo stress o la fame, a parere mio e dei familiari, non è stato niente male... magari un giorno finirò a fare il pizzaiolo a Playa del Este, mentre il caro Stefeno prepererà per dessert degli ottimi polsterzipfel!

20 giugno 2008

El Conde

Prendo spunto dal messaggio di un affezionato lettore e chiudo Il caso del pacco scomparso o, meglio, rimpatriato. Arrivato nuovamente in terra altoatesina, o sudtirolese, secondo la versione, i miei s’accorgono che è stato alleggerito degli ovetti Kinder e di quattro magliette ed al loro posto, evidentemente per fare peso, è stato messo “EL PAPEL”, la revista de la industria papelera para España y America Latina. Come dicevo, alla prima occasione… zac. Questo sarebbe un caso per il famoso tenente Mario Conde, detto appunto el Conde, uscito dalla penna di Leonardo Padura Fuentes, autore indicato dall’amico nella Rubrica “I Commenti, lettere all’Illustrissimo Direttore” (cosa si fa per guadagnarsi lo “stimulo”…). Uno scrittore che piace anche a me. In Italia è già stato pubblicato, tradotto molto bene, e racconta le indagini di questo disilluso detective della Polizia Nazionale Rivoluzionaria. Lo fa descrivendo la città d’oggi, con personaggi vivi, come sono gli amici del Conde, e tra questi impressiona la figura del Gordo, che, volontario in Angola, vive ora su una sedia a rotelle per un colpo alla schiena. È molto avanero, soprattutto della Vibora, e chi non ha avuto ancora l’opportunità ed ama questa città ed il genere poliziesco, non si perda l’occasione di leggerlo. Insieme ad Alex Fleites ha scritto anche “Sentieri di Cuba”, un libro veramente interessante per chi vuole conoscere l’Isola.

19 giugno 2008

Precisione... cubana II

Cosa aggiungere alla foto di questo cartello, pubblicata ieri da Juventud Rebelde, nella rubrica "La tira del lente"? Non ci sono parole... muoio solo dalla voglia di sapere dove è stato affisso

L'Avana: pacco e contropacco

Senza lodi, encomi o lavate di capo, il caso del pacco scomparso è stato brillantemente risolto. Vediamo gli antefatti dell’indagine. I miei genitori da anni mi mandano dei pacchi con la posta. Sono confezioni che non superano i 2 chili ed in Italia la spedizione costa circa 20 euro. All’interno qualche vestito per le bambine, giocattoli, dei libri, e alle volte lo speck ed il grana grattugiato, diligentemente sotto vuoto. Vi verrà da sorridere, ma è quello che manca quando si vive all’estero. Questi pacchetti sono sempre arrivati e le due imprese postali hanno sempre fatto il loro dovere con puntualità, alle volte impiegando solo una settimana. Quando vivevo all’Avana Vecchia l’esperto postino Molina veniva sotto casa, mi chiamava con il suo fischietto ed io scendevo con il mio carné, firmavo ed a casa era un po’ come a Natale, anche se faceva 30 gradi. Adesso che mi sono trasferito a Linea, la succursale non è più quella sotto i portici del Gran Teatro dell’Avana, ma è all’angolo con Paseo. Nel suo libro Allá ellos, uno dei mie autori cubani preferiti, l’uruguaiano-avanero Daniel Chevarría, fa incontrare proprio in quell’incrocio il suo implacabile agente, uno spagnolo al soldo della CIA, con il suo contatto cubano ed io, più modestamente, cerco di risolvere “Il caso del pacco scomparso”. Da giorni incontro i dipendenti dell’ufficio postale che mi stanno aiutando. All’inizio il mio cognome era per loro strano, poi da quando ho ricordato gli improbabili nomi della “Generazione Y”, quella degli anni ‘70 ed ’80, che comprende i vari Yusnavy e Yuresleidys, non dico che lo trovano facile come Sanchez, ma si sono abituati. Certo sono meno difficile di Tschurtschenthaler, un cognome “enigmistico” delle mie parti. Sono passati ormai circa 20 giorni, e quindi mi danno il telefono del Departamento de Rastreo (che si occupa di seguire le tracce del pacco), e l’impiegata verifica sul computer che effettivamente un pacco con quel numero è arrivato, ma risulta essere stato rimandato in Italia. Non sapendone il motivo, mi fornisce il numero di telefono del Departamento de Rezagos (che tratta le spedizioni in ritardo) e qui gentilmente mi spiegano che il pacco è stato spedito indietro perché mancava la via. Avevano ragione: negli altri due, che avevano attraversato con lui l’Oceano e che mi erano puntualmente arrivati, la calle era stata provvidenzialmente aggiunta e scritta con un inchiostro differente. Probabilmente il terzo non ha avuto la stessa fortuna. Nessun problema quindi, come in questi casi la malafede, infida e subdola, vorrebbe consigliare, ma una normale svista dei miei. Il caso è risolto, si può continuare con fiducia...fino a prova contraria.

18 giugno 2008

Cuba: addio pipas?

Le “pipas”, ovvero le autocisterne, che quasi tutti i fine settimana sono dislocate nei punti strategici dei vari quartieri della Capitale, distribuendo per pochi pesos in moneta nazionale bibite gassate e birra, sembra siano destinate a scomparire o a ridursi sensibilmente nel corso del 2008.
Discorso simile per il rum che, ancora oggi, viene venduto sfuso, ad un prezzo più che popolare e più o meno annacquato, secondo l’onestà degli addetti, nelle bodegas dell’Avana.
Non scomparirà né il rum né le bibite, semplicemente verranno vendute alla popolazione già "confezionati". Lo ha spiegato Romeo Pèrez Parra, direttore dell’Union de Bebidas e Refrescos, al settimanale “Trabajadores”. Nel corso del 2008 si imbottiglierà il 70% del rum prodotto per arrivare al 100% nel 2009. Attualmente, il rum sfuso raggiunge la quantità di 10 milioni di litri, di cui il 59% venduto all’Avana.
Mi vedo costretto a dover smentire sul tema l'agenzia AFP con il dispiacere degli amici del Barrio de Cuba, quello imbottigliato non sarà il popolarmente detto "chispa de tren", che – come è noto – è un alcool prodotto in maniera casalinga, ma semplicemente il rum di trasformazione industriale che, fino ad ora, veniva venduto sfuso.
La decisione è stata motivata dalla volontà di «ridurre la reale possibilità di reati nella vendita e distribuzione», leggesi “operazione acqua”.
Già ci sono in commericio diverse marche di rum vendute in moneta nazionale: Bocoy, Ronda, Pinella, El Valle, Galeon ecc, il cui prezzo si aggira intorno ai 50 pesos.
Per quanto riguarda le bibite è prevista un aumento della distribuzione in “borse” plastiche, con l’acquisto di 36 macchine riempitici, 16 per il 2008 e 20 per il 2009. La produzione dovrebbe raggiungere i 150 milioni di borse annue, riducendo al 15% il volume di bibite vendute sfuse con le “pipe”. «I sacchetti – ha spiegato il funzionario – saranno venduti in moneta nazionale ad un prezzo molto accessibile».
Per las "pipas de cerveza", fino ad ora, nessuna notizia.

Attaccati al tram...

Per solidarietà con Massimo ed in modo che nella mala suerte non si senta solo. Appena ripresomi dall’organizzazione del compleanno di Laura, che ha compiuto 5 anni, con l’invasione dei suoi amici e della famiglia, come sempre una sessantina di persone, lunedì sera, incomincia di nuovo a piovere e con il tatto e la gentilezza che contraddistingue tutte le donne, mia moglie dice la fatidica frase “sta quasi smettendo, perché non vai a prendere il pane”. Per fortuna che monto in macchina (grazie vecchia, anche se sei ormai fuori produzione), perché dopo due isolati si scatena il finimondo. Era dai “gloriosi” tempi del Brennero, quando, appena uscito dalla Scuola di Trieste, mi mandarono a vigilare i “patri confini” dalle invasioni turistiche nordiche, di non vedere a più di dieci centimetri. Praticamente sono entrato in un autolavaggio naturale. I pochi metri per scendere ed andare alla Cadena Cubana del Pan, dove anche di notte si trova il pan suave che tanto piace al mio matriarcato, ed ero già completamente fradicio e l’ombrello della Barby ha potuto far poco contro la natura tropicale. Se questi sono gli antipasti dei prossimi cicloni, prepariamoci a delle belle abbuffate. Percorrendo Linea, ormai allagata, scendevano dalla parte alta del Vedado, dei fiumi. Alla tele, il giorno dopo, il cronista commentava alcune riprese dove dei giovani, attaccati dietro agli autobus, facevano una specie di sci nautico, mettendo a repentaglio le loro vite. Una versione acquatica di uno sport diffuso, quello d’aggrapparsi in bici o con i pattini ai mezzi di passaggio, una pratica che ha già causato qualche morto. Al pomeriggio, sempre sotto la pioggia, una buona notizia: il gentile personale ci fa entrare all’Hotel Presidente a vedere in diretta la partita. Siamo un trio strano, un italiano, Cristian, un traduttore francese-spagnolo e mio nipote, sostenitore del Brasile. Il risultato lo sapete tutti, ma v’invito a visitare il Presidente, un hotel ani ’50, con arredo originale. Al termine della partita, scopro che a tirare con me un sospiro di sollievo c’è un altro italiano, Marco, il cuoco toscano dell’albergo. Piove ancora…

17 giugno 2008

Mannaggia il pataturco!

Perseguitato dalla sfortuna più nera, sono nuovamente senza occhiali! Ieri sera, mentre a casa guardavo la TV, senza nessuna spiegazione, si è rotta una vitina della “solida” montatura cinese che avevo comprato appena 15 giorni fa… dopo una settimana di peripezie tra le ottiche dell'Avana, come vi raccontavo in precedente post.
Risultato: la lente di cristallo è caduta, rompendosi in tanti pezzi. Vi giuro e credetemi, ho inveito - come non mai - nella mia vita... in pochi si sono salvati.
Devo arrangiare con le lenti a contatto - rigorosamente rigide - alle quali, però, ancora non riesco ad abituarmi… ed aspettare che arrivino dall'Inghilterra i nuovi occhiali che mio fratello ha fatto fare oggi...

16 giugno 2008

Giotto lascia l'Avana

Dopo tre mesi la mostra di Giotto all’Avana, lascia la capitale cubana. La replica in scala della Cappella degli Scrovegni di Padova, Patrimonio dell’Umanità, che riproduce il ciclo d’affreschi del grande pittore italiano, si trova ora smontata in un container pronta per proseguire il suo viaggio latinoamericano, destinazione Brasile. Nel periodo in cui è rimasta all’Avana, ospitata nel Salon Blanco del Convento di San Francisco è stata seguita da oltre 20 mila visitatori paganti, da molte scolaresche, gruppi ed associazioni.
L’allestimento e l’organizzazione è stata per me un’esperienza positiva e devo ringraziare in particolare Turismo Padova Terme Euganee, l’ente responsabile del progetto, per aver creduto nella possibilità di una tappa avanera. Importantissimo il sostegno logistico e la disponibilità della Dottoressa Gertaud Ojeda, direttrice del convento-museo, che fa parte dell’Oficina del Historiador de La Habana, guidata dal Dottor Eusebio Leal Splenger, un intellettuale che merita un post a parte. Grazie ancora alla nostra Ambasciata, agli amici della versione italiana di Granma e Juventud Rebelde, a Marco Cubanite, a Massimo ed alla Dante Alighieri per il fondamentale passaparola. Devo dire che il nostro paese è presente spesso con vari eventi nell’Isola. Per quanto riguarda l’Avana, oltre alle associazioni di solidarietà, la Villetta e Italia-Cuba tra le prime, ormai da molti anni alcune regioni, province e città seguono vari progetti, penso alla Toscana ed alla Lombardia, con Viareggio e Bergamo in primis, ma anche alla Puglia che, sempre con l’Ufficio dello Storico (massima autorità nella tutela del patrimonio del centro storico della capitale) organizza ormai da tre anni una settimana di cultura, soprattutto gastronomica, della regione a forma di “tacón”. Il mese scorso anche l’Umbria si è mossa in questa direzione, allestendo un ristorante all’interno della Fiera del Turismo dell’Avana. Insomma, oltre ad alcuni imprenditori da sempre presenti ed altri che s’avvicinano, possiamo dire che l’Italia c’è ed anche apprezzata.
Bastava vedere questo fine settimana al Palazzo dello Sport, quanti avaneri sono andati a vedere la classica sfida tra le due nazionali di pallavolo maschile. Venerdì hanno vinto i cubani 3 a 2 e sabato noi, 3 a 1. Domani, in differita su Tele Rebelde, credo che molti tiferanno per il nostro tricolore, speriamo bene e tocchiamo legno, altra discussa usanza dei nostri amici cubani.
A proposito: con le zanzare è meglio tenere la luce accesa e con la febbre alta è meglio farsi un bagno gelato? Qui si usa così.

Europei e Pallavolo: vecchi rimedi campani

Seguire gli Europei di calcio, qui a Cuba, non è così facile. Venerdì scorso, ad esempio, TeleRebelde, il canale dello “sport”, ha trasmesso l’incontro di calcio tra Italia e Romania solo alle 1.30 della notte, dopo l’incontro di pallavolo tra Cuba e Italia (2-1) e quello di calcio tra Olanda e Francia.
Decisamente un po’ tardi, cosa che obbliga a seguire i risultati su internet, facendomi per perdere l’interesse nel vedere le partite alla Tv.
L’alternativa sarebbe andare in un hotel, dove è possibile seguirle diretta. Il fuso orario, però, mi becca sempre in orario d’ufficio e non posso allontanarmi.
Vi confesso che i cronisti della tv cubana sono veramente inascoltabili. Io, che ero amante di Brunone Pizzul e che avevo faticato per adattarmi alle telecronache di Marco Civoli, devo sorbirmi, ora, quelle dello strano duo che passa il tempo ad attribuire strani nomignoli ai nostri azzurri: da Gigi “El Loco” Buffon al povero Del Piero che in due occasioni è diventato il “Pintuchicchio”. Inoltre, ho la vaga impressione che portino anche male… sciò sciò ciucciuve!
Nella seconda gara, sabato sera, la nostra nazionale di pallavolo, al Colosseo della Ciudad Deportiva, davanti ad oltre 10mila spettatori, per la mia gioia, ha battuto Cuba 3 a 1.
Almeno mi sono tolto qualche sassolino dalla scarpa con i miei "simpatici e spiritosi" vicini...

14 giugno 2008

Arabi e cinesi all'Avana

A Centro Avana siamo entrati nell’ultimo articolo ed adesso ne parliamo un po’ di più. È uno dei quindici comuni dell’Avana (burocraticamente Ciudad de la Habana, per non confonderla con Provincia Habana). È il comune più piccolo per estensione territoriale, ma quello con la maggiore densità. La denominazione Centro Avana nasce nel 1962, questo territorio faceva prima parte del comune dell’Avana, che comprendeva anche l'area degli attuali comuni dell’Avana Vecchia, del Cerro, di Plaza della Rivolución e di 10 de Octubre, parte di Arroyo Naranjo, una parte di Boyeros ed un’altra di Regla. Nel 1976, con la riforma politico-amministrativa, viene proposto di suddividere il territorio di Centro Avana in due zone, Centro Avana Nord e Centro Avana Vecchia. La Legge 1304 stabilì infine i nomi definitivi dei comuni, denominandoli rispettivamente Centro Avana e L'Avana Vecchia. All’interno di questo comune troviamo due quartieri speciali: Il Barrio Chino ed il Barrio Arabe. Passando la monumentale entrata del Portico Chino in calle Aguila, donato alla fine degli anni ’90 dalla Repubblica Popolare Cinese, si entra in quello che è stato il più popoloso quartiere cinese di tutta l’America Latina. Qui si trovava lo scandaloso Cabaret Shangai, di cui parla anche Graham Greene. Passato poi il secondo portale all’intersezione tra le vie Zanja e Rayo, si entra nel vero cuore della piccola città. Ormai i suoi abitanti sono cubani, il cinese lo parlano in pochi, ma questi sono effettivamente “chinos” e non, come dicono i loro connazionali, solamente perché hanno gli occhi a “mandorla”. Si mantengono molte tradizioni e le associazioni sono molto attive. Di sera è un quartiere frequentatissimo, dove si mangia bene e a prezzi modici. Nella zona compresa tra le vie Monte, San Nicolás, Corrales, Antón Recio e Figura sorgeva invece il quartiere arabo, nato tra la seconda metà del XIX secolo e la prima del XX, fondamentalmente in concomitanza con l’arrivo a Cuba di libanesi, palestinesi, siriani, ed in minore quantità di egiziani, algerini e yemeniti. Si calcola che tra il 1860 ed il 1930 giunsero a Cuba circa 33.000 arabi. Gli immigranti del quartiere arabo svilupparono in quell'ambiente una significativa infrastruttura sociale con la creazione di società benefiche e culturali, giornali, commerci ed un'organizzata attività religiosa. Famosi soprattutto nel commercio di prodotti tessili, prima come venditori ambulanti, successivamente come piccoli negozianti ed alla fine come proprietari di magazzini ed importatori. La prima informazione sulle società arabe di Centro Avana, è quella di una foresteria della calle Monte N. 248. Le associazioni arabe (che giunsero ad essere oltre trenta) erano a scopo benefico e ricreativo, alcune con una finalità politico-religiosa; tra queste spicca la Società Palestinese. Non possedeva un locale proprio e quindi le riunioni e le attività sociali s’effettuavano nella casa del segretario, sita nella calle Alambique n.4, all’angolo con Plazoleta. Successivamente, ebbe un proprio locale di ritrovo nella calle san Nicolás n. 220 ed alla fine si trasferì nella medesima via, tra Corrales e Gloria. Nel 1979 tutte le associazioni si sono riunite in Calle Paseo e la comunità, formata dagli eredi dei primi arrivati e dai lavoratori stranieri presenti a Cuba, raggiunge circa le 40.000 persone. Dedico quindi queste notizie a tre amici: Meylang, d’origine cinese, traduttrice di cinese e funzionario all’Avana Vecchia, Nabil, traduttore d’arabo, palestinese di nascita, e Jorge, allenatore di softball, attualmente in missione in Venezuela, cubano con origini libanesi.

12 giugno 2008

Precisione... cubana

Parlare di puntualità e precisione a Cuba è un po’ difficile. Con tutti i “y pico” davanti agli orari non si può proprio dire che sia una caratteristica di questo simpatico popolo. Loro stessi lo riconoscono, definendosi poco “formales”.
Bene, detto questo, devo però dire che sono già alcune volte che amici o conoscenti italiani mi chiedono di una marca d’orologi cubani. Non essendo un intenditore, mi sono andato un po’ ad informare sulla a quanto pare “mitica” Cuervo y Sobrinos S.A.. Era una delle più antiche ed importanti gioiellerie cubane. Questo negozio d’arte, che vendeva anche porcellane e cristalleria, si trovava in San Rafael numero 115 ed aveva dei laboratori propri. Rappresentava a Cuba la ditta Laliques e, dal 1886, anche gli orologi Longines. I fondatori erano asturiani e sulla data esatta d’inizio dell’attività le fonti discordano. Alcuni dicono nel 1860, altri invece affermano che Ramón F. Cuervo la fondò nel 1882. A parte le date, si sa che anni dopo incominciarono a lavorare con lui sei nipoti, i famosi sobrinos, che nel 1907, alla morte dello zio, presero le redini del negozio.
Una delle importanti figure di questa ditta fu Ricardo Rivón Alonso. Era nato nel 1890, anche lui in Asturia, e si trasferì a Cuba quando aveva 23 anni chiamato da Plácido Fernández Río Cuervo, uno dei soci. Incominciò come impiegato della ditta e col tempo ne divenne presidente e proprietario. Intanto la famiglia del fondatore incominciava ad estinguersi e nel 1946 morì l’ultimo dei nipoti, Lisardo.
Nel 1958 Ricardo Rivón era vice-tesoriere della Giunta Direttiva della Camera di Commercio, membro del Rotary Club e del Centro Asturiano (l’odierno Museo Nazionale delle Belle Arti). Era sposato con Cándida Campa, figlia di Victor, l’antico proprietario del negozio “La Isla de Cuba”, fondata nel 1866 e sita in Monte numero 55 e 57. Se visiterete questi posti, vi accorgerete che dal Boulevard (San Rafael), percorrendo Galliano (Avenida Italia), arriverete a Monte (Maximo Gomez). Passerete di fianco al quartiere cinese ed in Monte vi avvicinerete all’antico Barrio Arabe.
Di queste comunità parleremo nei prossimi giorni…
(Stefano Pasqualon)

11 giugno 2008

L’Avana, finalmente l’olio italiano!

Nelle ultime visite ai supermercati dell’Avana, il vago presentimento degli ultimi tempi si è trasformato in realtà: la maggior parte delle italiche marche di pasta è introvabile. Non ci sono più negli scaffali le campane “Garofalo” e “Antica Pasteria” e le settentrionali “Pagani”, Arrighi e “Torre”.
Solo al mercato di Galerias de Paseo, tra centinaia di confezioni delle cubane “La Sin Rival” e “La Pasiega”, erano presenti alcuni strani formati della “Barilla”, come ad esempio gli spaghettini spezzati o i tubettini rigati, al prezzo di 2,55 CUC. A 3 y 70, come nelle TRD Caribe, solo pasta cubana.
Il prossimo week-end, avendo praticamente dato fondo alla dispensa familiare, farò rotta al Palco con la speranza di comprare un po’ di pasta Divella.
Nel corso di questi giri, ho notato con somma gioia, precisamente in Galerias de Paseo, al lato delle bottiglie d’olio spagnolo – che a me non piace – quelle della storica Basso, prodotte con olive raccolte ancora a mano e spremute in frantoi di pietra a San Michele di Serino, ai piedi del monte Terminio (Avellino), a pochi chilometri da casa mia.
Oltre all’olio d’oliva extra vergine, anche gli oli aromatizzati, sempre della Basso, al peperoncino, rosmarino, origano e aglio.

Vi segnalo, non per spirito di campanilismo, l'articolo dell'amico Luciano Pignataro - mio ex caporedattore al Mattino - sulla storica azienda avellinese.

09 giugno 2008

Neve all'Avana (II parte)

Non tutti ci sono cascati: effettivamente la notizia di una "nevicata all’Avana" è troppo inverosimile per essere creduta.
Si trattò, infatti, di uno scherzo di Alfredo T. Quilez, direttore del settimanale Carteles, ai lettori, in occasione del “Día de lo Inocentes” (il 28 dicembre) del 1932, l’equivalente latinoamericano del nostro pesce d’aprile.
Ecco la verità.
Il direttore aveva inviato il fotografo Pedro Molini a ritrarre il Capitolio ed il Parque Central. Le foto, una volta stampate, erano state ritoccate, a mano, dal disegnatore Adolfo Galindo, che aveva aggiunto la neve. Lo stesso Quilez, poi, aveva scritto l’articolo e inventato, di sana pianta, per dare maggiore credibilità alla notizia, le due note ufficiali dei centri meteorologici.
Sta di fatto che, all’Avana, ancora oggi, c’è chi crede che quel giorno abbia nevicato!
Quello che è sicuro che la temperatura minima, lo stesso giorno della “famosa nevicata all’Avana”, come riportava il quotidiano “Diario del Marina” del 28 dicembre 1932, era alle 12:00 di 17,4 gradi centigradi, effettivamente un po’ pochi per una bufera di neve.

Lo stesso settimanale, nel numero successivo dell’8 gennaio 1933, svelava che si trattava di uno scherzo.
Ad onore della statistica, la temperatura più bassa registrata a Cuba è di 0,6 gradi (Bainoa, L’Avana), il 18 febbraio 1996. (leggi la prima parte)

06 giugno 2008

Oggi ha nevicato all'Avana (I parte)

Non vi preoccupate, il sole di questi giorni non mi ha dato alla testa. Anche se è strano – per noi che associamo Cuba al caldo dei Caraibi – immaginare una nevicata all’Avana.
L’insolito evento meteorologico si verificò il 28 dicembre 1932, come riportato dal settimanale “Carteles”, diretto da Alfredo T. Quilez, nel numero del 1 gennaio 1933.
Questo il racconto del cronista: «Nella mattinata una bufera ha coperto di neve la capitale. I pochi mattinieri in giro a questa ora si sono riparati sotto i portali e tremando per il freddo guardavano come le nostre palme creole si vestivano di bianco e gli edifici e le strade assumevano l’aspetto di una cartolina natalizia».
L’articolo, dal titolo "Oggi ha nevicato all'Avana", era corredato dalle note ufficiali dell’Osservatorio Nazionale e del Centro Belén che trattavano di spiegare, agli ancora increduli avaneri, l’insolito evento meteorologico.
«Per la prima volta a Cuba, si è verificata nella mattinata di oggi una leggera nevicata, che ha interessato il centro dell’Avana, alcuni punti della periferia e del litorale per un’estensione approssimativa di 5 miglia. La nevicata è cominciata alle 6:17 minuti ed è terminata alle 7:11. Il fenomeno si può attribuire alla penetrazione di una corrente fredda, a bassa altitudine, nell’atmosfera tropicale, saturata d’umidità. Alla stessa ora si sono registrate alte pressioni nel nordest degli Stati Uniti, pressione normale sui Caraibi e una leggera depressione nella zona dell’Istmo», spiegava il comunicato a firma di José Carlos Millás, allora direttore dell’Osservatorio Nazionale.
Il testo del Centro del Belén attribuiva il fenomeno all’eccezionale abbassamento della temperatura registratosi nello stesso periodo negli Stati Uniti.
L’articolo era corredato da ben due foto – anche se non di ottima qualità - una del Parque Central e l’altra del Capitolio entrambi incredibilmente coperti dalla neve.
Immaginabile l’incredulità degli avaneri che, quella mattina di 76 anni fa, affacciandosi alle finestre videro,
per la prima ed ultima volta, l’Avana sotto un soffice manto di neve…
Per il prossimo viaggio, a scanso di brutte sorprese, mettete in vaglia anche una giacca a vento! (continua)

05 giugno 2008

... e chi di loro l'avrebbe pensato!

Continuo nelle mie camminate mattutine accompagnando le terribili a scuola.
Se siete in giro a cercare qualcosa nei negozi prima o poi vi diranno d’andare a vedere al supermercato di “11 y 4” che si trova in quell’angolo del Vedado.
In questa quadra habanera viveva, o almeno aveva il domicilio legale, uno dei più potenti signori della città degli anni ‘50.
Infatti, in calle 4 numero 251 angolo con 11, la casa di fronte alla tienda apparteneva a Julio Lobo Olavarría, probabilmente il numero 1 dei ricchi, almeno come fortuna personale. Era proprietario di zuccherifici, magazzini, una banca (il Banco Financiero), una compagnia aerea ed una di navigazione, un’agenzia d’assicurazioni ed una compagnia petrolifera. Era nato in Venezuela da una famiglia d’origine ebrea convertitasi al cattolicesimo. Arrivato a Cuba da giovane aveva dapprima curato gli interessi paterni, laureandosi ingegnere agronomo negli Stati Uniti. Era un uomo con una memoria formidabile che nella sua vita s’interessò d’arte ed in particolare all’opera di Napoleone, tanto da diventare uno dei maggiori collezionisti di tutti i tempi, come dimostra la sua raccolta che si trova nell’odierno Museo Napoleonico. Non era interessato alla politica, ma comunque subì nel ’46 un gravissimo attentato e pare che il mandante fosse un ministro. In seconde nozze si sposò con una donna bellissima, la tedesca Gilda Kruger, che sembra abbia goduto dei favori dello stesso Hitler. Il matrimonio durò poco, ma costò a Lobo un milione di dollari. La casa ora appartiene al Ministero della Cultura.
All’altro lato della strada, proprio dove ora si trova il negozio, aveva la residenza sua sorella Helena Lobo Olavarría, sposata con Mario Montoro Saladrigas, un'altra coppia milionaria.
Passata la scuola elementare, alla cui costruzione collaborò anche il Che, arrivati già in calle 13, al numero 851, troviamo la casa di Francisco Taquechel Mirabal, proprietario della famosa farmacia di calle Obispo, all’Avana Vecchia.
Proseguendo per 13, costeggiamo i giardini della casa di Ernesto Sarrá Hernández, imprenditore, proprietario, oltre di moltissimi immobili sparsi per la città, della più grande ed antica drogheria, sita in Teniente Rey, all’Avana Vecchia, e della seconda automobile cubana. La casa occupa quasi tutto l’isolato e confina con la parte retrostante della villa di Lobo ed ospita, pensate quindi alla grandezza, gli uffici del Ministero della Cultura. Queste case non sono visitabili, ma se ci date un occhio da fuori vi fate un’idea, il resto, alla fantasia.

04 giugno 2008

Cuba: riso per tutto il 2008

A fine maggio, all'Avana, è girata la "bola" che, da giugno, le due libbre di riso addizionali distribuite nelle bodegas (oltre le cinque e ad un prezzo leggermente più alto) sarebbero state sostituite con farina di mais.
La notizia, nel giro di pochi giorni, ha fatto aumentare il prezzo del riso, nei mercados in MN, da 3,5 fino a 6/7 pesos la libbra e non pochi sono corsi ad acquistare - prima dell'annunciata scarsezza - libbre e libbre di riso.
Un servizio trasmesso durante l'edizione serale del TG ha fatto però luce sulla vicenda. Pedro Alvarez, direttore dell'impresa Alimport (importatrice unica di generi alimentari) ha spiegato che, grazie a contratti con la Cina ed il Vietnam, Cuba ha riso assicurato per tutto il 2008. Il funzionario ha anche spiegato che, in questo momento, si sta scaricando riso da ben 18 navi, ancorate in porti cubani.
Pertanto sarebbe continuata normalmente la distribuzione nelle bodegas di 5 libbre di riso più due addizionali.
Le tranquillizzanti notizie, oltre l'intervento di ispettori statali, hanno fatto sì che il prezzo del riso rientrasse nel parametro massimo stabilito dalla legge di 3,5 pesos/libra e di 4 pesos per il precotto.
Si sono ripetuti, negli ultimi giorni, sia nei giornali che in Tv, articoli dedicati al tema e anche oggi sia il Granma che JR pubblicano articoli sulla produzione nazionale di riso, che le autorità hanno intenzione di rilanciare per ridurre, nel minor tempo possibile, al 50% le quote di riso importate attualmente.
Ieri, come anticipato dai mezzi d'informazione, ho potuto riscontrare che, per il mese di giugno, le bodegas stanno distribuendo normalmente le 7 libbre di riso.

03 giugno 2008

Te la do io Cuba 2!

Mercoledì mattina mi sono risvegliato con una brutta sorpresa. Inavvertitamente, durante la notte, avevo rotto la montatura dei miei occhiali. Fortunatamente le lenti, al lantanio ad alto indice di rifrazione, ovvero ultrasottili vista la mia elevata miopia, erano intatte. Preciso che senza occhiali sono praticamente una talpa.
Mi sono recato al volo, in compagnia di moglie e figlioletto, alla fornitissima ottica “El Almendares” di Calle Obispo, all’Avana Vecchia, deciso a rifare lenti e montatura.
Dopo l’accurata visita, l’oculista mi ha sconsigliato di rifare le lenti perché l’ottica lavora esclusivamente con policarbonato infrangibile. Il risultato sarebbe stato il classico “fondo di bottiglia” e di poca utilità vista la bassa rifrazione.
Per lo stesso motivo non mi hanno potuto cambiare la montatura, i macchinari non possono tagliare lenti di vetro ma solo di plastica…
Su consiglio dei cordiali dipendenti, ho deciso così di fare un paio di lenti a contatto… che mi sarebbero stati consegnati solo dopo due giorni, ovvero venerdì pomeriggio!
Puntuale, dopo le 15 di venerdì sono passoto a ritirarle. L'inconveniente è che devo metterle gradualmente, un ora il primo giorno, due il secondo, tre il terzo fino ad arrivare a 10 ore e ritornare a controllo...
Ho cominciato così un pellegrinaggio tra le varie ottiche in “moneda nacional” per aggiustare i miei vecchi occhiali o in alternativa cambiare montatura.
Solo oggi, martedì, ho trovato un tecnico che, a mio rischio e pericolo, si è detto disponibile a adattare le mie lenti ad una nuova montatura.
Risultato: finalmente, dopo 7 giorni, ho nuovamente gli occhiali…! Quasi quasi il prossimo week-end vado a Guanabacoa... magari in compagnia di Marco Cubanite