
Enrico Caruso arrivò all’Avana il 5 maggio 1920 a bordo del vapore Miami. Aveva 47 anni ed era il tenore più famoso del mondo.
Sul molo lo aspettavano un gruppo d’italiani residenti a Cuba, un incaricato del presidente della Repubblica, l’impresario italiano Adolfo Bracale, il soprano Gabriella Bensanzoni, una banda di musica che intonava “Vesti la giubba” e tanti curiosi, tra cui fotografi e giornalisti.
Caruso sbarcò per primo, accompagnato dal segretario Bruno Zirato, dal maggiordomo Mario Fantini e dal direttore musicale Salvatore Fucito. (La foto lo ritrae sul molo dell’Avana appena sbarcato).
All'Avana, Caruso si sistemò al Grand Hotel Sevilla, dove il suo maggiordomo diede immediatamente disposizione di sostituire le lenzuola di cotone con quelle di lino che il tenore portava con sé.
Così il famosissimo scrittore cubano Alejo Carpentier racconta l’accaduto:
«Caruso, che era molto pauroso, si spaventò terribilmente, uscì dalla porta in fondo al teatro e cominciò a correre, alle tre del pomeriggio, per tutta Calle San Rafael.
Percorsi due isolati, un poliziotto (...) lo afferra violentemente per la mano e dice:
"Che sta succedendo? Non siamo a carnevale per andare travestiti per strada!"
Allora Caruso, che non parlava spagnolo, cominciò a dire: " Io non sono vestito da carnevale, sono un grande tenore... vestito da Radames., io sono il tenore Caruso!"
Ma il poliziotto non capiva e fissando Caruso gli gridò: "Eh, inoltre travestito da donna? Al commissariato di polizia!"
Quello stesso bimbo, molti anni dopo, avrebbe svelato la storia della bomba allo scrittore Eduardo Riberño, quando - parlamentare e ministro - era uno dei papabili candidati alla presidenza per le elezioni del 1948. Si chiamava Luis Pérez Espinos e fu ministro dell’Educazione del governo del presidente Grau San Martín.