30 agosto 2012

Lucky Luciano all’Avana


Salvatore Lucania, meglio conosciuto come Lucky Luciano, viene riconosciuto, agli inizi del 1947, da un cronista dell’Havana Post, all’uscita del Cabaret Sans Souci dell’Avana in compagnia di una bella ragazza. 
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il governo degli Stati Uniti, in segno di riconoscimento per l’aiuto ricevuto dalla mafia in occasione dello sbarco alleato in Sicilia, aveva liberato Luciano, detenuto negli USA, spedendolo nella sua terra natale dove sarebbe dovuto rimanere.
Il capo di Cosa Nostra, però, attratto dal fascino della città e dall’odore dei soldi si trasferisce a Cuba. A riguardo, Humberto Vazquez Garcia, nel suo libro “El Gobierno della Kubanidad” scrive: «La Habana sembrava il luogo ideale per ricominciare le attività ed aspettare il momento buono per ritornare negli Stati Uniti e riassumere il comando».
Il capo di tutti i capi arriva, in sordina, a Cuba il 29 settembre 1946, atterrando all'aeroporto internazionale di Camagüey, dove, insieme a Meyer Lansky, è ospite a cena a casa dell’allora ministro dell’Agricoltura German Alvarez Fuentes
Il celebre capo di Cosa Nostra, fin dagli anni ’30 si era dedicato a Cuba: prostituzione, casinò e traffico di droga erano gli affari illeciti gestiti dalla mafia. Un giro d’affari di centinaia di milioni di dollari.
Scrive ancora Vazquez: «Attraverso Meyer Lansky, suo secondo e rappresentante a Cuba, Luciano era stato autorizzato da Batista, nel 1933, ad organizzare il gioco d’azzardo nella capitale cubana. Da quest’accordo nacque il gran casinò dell’Hotel Nacional e altre case da gioco. Sempre da lì provenivano i 3 milioni di dollari che, come affermato dallo stesso Luciano nelle sue memorie, Batista intascava ogni anno, come retribuzione della mafia per il permesso concesso».
All’Avana Lucky Luciano alloggia all’Hotel Nacional, stanza 724 con vista sul Malecon avanero. Dalla lussuosa suite e con l’aiuto di cinque altri mafiosi, Luciano ricomincia le sue attività in un mondo che conosceva alla perfezione: gioco d’azzardo, tratta delle bianche e traffico di droga.Continuiamo il racconto cominciato ieri. Lucky Luciano durante la sua permanenza a Cuba «presiedette un vertice di boss mafiosi – tra i quali figuravano Albert Anastasia, Frank Costello, Joe Adonis e Meyer Lansky – svoltosi presso l’Hotel Nacional tra il 22 ed il 26 dicembre 1946, con la copertura di un omaggio al cantante ed attore Frank Sinatra» (ritratto nella foto in basso al Nacional), racconta ancora Humberto Vazquez Garcia.
Per l’occasione, l’Hotel Nacional venne praticamente chiuso al pubblico, lo occupavano 500 invitati in rappresentanza delle famiglie più potenti degli Stati Uniti. Altri ai già menzionati erano presenti Vito GenevoseGiuseppe “Joe” BonannoTom LuccheseWillie MorettiTony Accardii fratelli Fischetti (parenti di Al Capone) e Santo Trafficante, potentissimo capo mafia della Florida.
Interessante la ricostruzione fatta dal giornalista Jean-Guy Allard: «Lucky Luciano passò il tempo chiuso nella sua suite a ricevere gli ospiti, dispensare consigli e concedere la sua benedizione davanti agli affari più loschi, ma anche più lucrosi, che gli venivano illustrati».
«In segno di rispetto ed ubbidienza – continua Allard - Luciano riceveva da ogni capo famiglia una busta di qualche centimetro di spessore: 100.000 dollari in una, 200.000 in un'altra. Naturalmente rigorosamente dollari Usa ed in contanti».
Dopo il conclave il capo dei capi si trasferì in una lussuosa villa del residenziale quartiere avanero di Miramar.
Il governo USA - venuto a conoscenza della permanenza cubana di Luciano e intimorito dai futuri piani del capo mafia - cominciò a fare pressioni affinché venisse deportato nuovamente in Italia. Il governo e lo stesso presidente della Repubblica, Ramon Grau San Martin, fecero però orecchie da mercanti, definendo la richiesta degli USA un’ingerenza negli affari interni dell’Isola.
Luciano aveva amici anche tra le file del nuovo governo autentico: in particolare Francisco Prio Socarras, fratello del primo ministro, e il titolare del dicastero dell’Agricoltura, German Alvarez Fuentes.
Comincia così una disputa tra i due governi per la presenza diLucky Luciano (ritratto nella foto con Meyer Lansky) all’Avana. Le pressioni degli USA si fanno sempre più forti, fino a proibire l’invio a Cuba di prodotti medicinali. Il governo di Grau, vistosi alle strette, non può far altra cosa che capitolare e cedere alla richiesta.
Il 23 febbraio 1947 Luciano è “arrestato” al ristorante “El Carmelo” del Vedado e condotto alla Base di Tiscornia in qualità di straniero indesiderato. Non gli viene contestata nessuna accusa. Il giorno seguente il presidente Grau – preoccupato dalle conseguenze del blocco - firma immediatamente il decreto d’espulsione. Un ricorso presentato dall’avvocato del boss fa, però, slittare l’esecuzione del provvedimento quasi di un mese.
Il 19 marzo 1947, Luciano s’imbarca a bordo del vapore turco Bakir, diretto in Italia. La sera prima, si era riunito, per l’ultima volta, con alcuni dei fedelissimi: lfredo PequeñoJosé R. AndréuTony VaronaAmleto BattistiJosé Manuel CasanovaJulio LoboBenito HerreraEufemio Fernández e Rolando MasferrerFrancisco Prio Soccaras, senatore e fratello del primo ministro, nonostante le ferme smentite su qualsivoglia rapporto, non resiste alla tentazione e corre al porto per salutarlo.
Finisce così, in sordina come era cominciato, il sogno di riconquistare l’America: il capo dei capi non l’avrebbe mai più rivista.

Nessun commento: