29 agosto 2008

Siamo fritti.


In questi gironi sono più attento al mangiare. Si sa, quando la moglie è in vacanza i fornelli diventano degli amici. Come vi sarà capitato, quando si gira per l’Avana si vedono un sacco di persone che camminano mangiando qualcosa. Chi il panino con il prosciutto affumicato, un altro con la pizza alta un dito, qualcuno addirittura con la “cajita” con dentro di tutto. I punti di ristoro sono infatti abbastanza e con massimo venti pesos cubani, tra mangiare e bere, si può almeno fermare la voragine nello stomaco.
Bisogna infatti dire che i cubani sono dei mangioni, con un profondo rispetto per il loro piatto unico. Potete invitarli a mangiare gli spaghetti più buoni del mondo, che generalmente conoscono solo nella versione con la salsa di pomodoro, ma dategli il classico riso e fagioli con maiale ed avrete fatto centro. Lo so, è una pietanza per un norvegese, con il caldo e l’umidità tropicale è una specie di bomba calorica, ma non c’è niente da fare. D’altronde questo crogiuolo di razze è anche un miscuglio di ricette base. Tainos, Spagnoli, Africani, Cinesi, Arabi, Americani, ognuno ha lasciato una traccia, anche se i cubani sono guidati da un amore indissolubile: la passione per il fritto.
Di questa “locura” ci parla anche il nostro maestro Ciro Bianchi Ross, indicando una pietanza molto in voga prima del ’59. Infatti, accanto ai venditori di hot dog, tamales (ecco i tainos con la loro polenta di mais), involtini primavera, ecc., esistevano molti punti vendita che servivano la cosiddetta “frita”. Per capire esattamente cos’è, me lo sono fatto spiegare da alcune persone che hanno vissuto in quel periodo. Nella ricetta più comune, si trattava in definitiva di una polpetta schiacciata, formata da un impasto di carne di vitello e maiale, che una volta chiusa tra due belle fette di pane unte con senape e ketchup, accompagnate da malanga o patata americana tagliata alla julienne, forniva la benzina per buona parte della giornata. Non era però una versione tropicale dell’hamburger americano, tanto che già da tempo imperava per le vie dell’Avana. È stata inoltre una pietanza apprezzata da tutte le classi sociali, come lo furono la carne di cavallo ed il baccalà, un tempo unica fonte nutritiva degli schiavi.
Un altro costume tipico degli avaneri, che si conserva ancora oggi in molte case, era quello di non accendere i fornelli la domenica sera e mangiare qualcosa di freddo, un panino, e quasi sempre un buon caffellatte con biscotti. Ciro Bianchi ci ricorda che l’invenzione di John Niewhof, che mentre si trovava in Brasile gli era caduto un po’ di caffé nel latte, meritandosi per questa incredibile trovata addirittura un monumento a Pernambuco, era diventata all’Avana famosissima. Tanto da suscitare nei conterranei dell’interno qualche perplessità sulle condizioni economiche delle famiglie avanere…
Tornando alla frita, una delle più buone, impastata con l’uovo, era quella della tavola calda dell’allora giovane giornalista Carlos Lechuga, all’entrata di Miramar, di fronte al ristorante Kasalta. Il nome del proprietario di questo locale non vi dirà probabilmente molto, ma Francisco Aguirre Vidaurreta, già presidente della Cassa della Previdenza Sociale dei Lavoratori Gastronomici e Ministro del Lavoro, con i fondi della cassa contribuì al finanziamento della costruzione dell’hotel Habana Hilton, l’attuale Habana Libre. Oggi il Kasalta è un ristorante economico, con un buon ambiente, decorato con immagini che ricordano gli sport olimpici. Non ha la concorrenza di nessun takeaway di fronte, ma se volete mangiare qualcosa d’asporto qui all’Avana vi segnalo un indirizzo di una tavola calda, servono ottimi panini “medianoche”, hamburger, e frullati; si trova nel reparto Flores, Playa, in calle 168 tra Quinta e Primiera. La riconoscerete da un globo rosso appeso all’esterno di una casa particular e dall’inconfondibile odore di fritto…

2 commenti:

Vita di mamma ha detto...

A questo punto direi: che fame!!!
Vista l'ora una frita mela farei anche io :)
Cos'é la cajita?

Massimo Barba ha detto...

La cajita (scatoletta) è un piccolo contenitore di cartone dove vengono servite le pietanze acquistate per l'asporto.