31 agosto 2008

Cucina cubana: la ricetta della "fritta"

Visto che Stefano ci ha parlato della "frita cubana", risvegliando la curiosità di alcuni amici, ho pensato bene di proporvi la ricetta.
Mi è venuto in aiuto il blog "Recetas de la abuela" di Mayra Gómez Fariñas, proprietaria e cuoca della paladar "Bodeguita Criolla" nella regione centrale di Cuba, collaboratrice della rivista "Sol y Son" della Cubana de Aviacion ed autrice di un libro di cucina di prossima pubblicazione.
Ma veniamo alla ricetta per 4 persone.
Ingredienti:
276 grammi di macinato di manzo, 184 grammi di macinato di maiale, 1/2 tazza di latte, una tazza di mollica di pane, olio q.b., 2 cucchiaini di paprica e sale a gusto. Una malanga grande, in alternativa una patata grande. Quattro panini soffici rotorni, 4 cucchiaini di mostarda e 4 cucchiaini di ketchup.
Preparazione:
Bagniamo la mollica di pane nel latte e mescoliamo alle carni. Aggiungiamo la paprica, il sale e lasciamo riposare la massa in frigorifero per quattro ore. Dopo, prendiamo la massa e la dividiamo in quattro parti uguali e facciamo una polpetta con ognuna di questa. Schiacciamo le polpette. In padella con olio ben caldo le friggiamo una per volta, continuando a schiacciarle con l'aiuto di un cucchiaio, girandole di tanto in tanto. Nel frattempo, peliamo la malanga o patata, la tagliamo alla julienne e la friggiamo.
Tagliamo i panini, spalmiamo un cucchiano di mostarda ed uno di ketchup, aggiungiamo la "frita" e la malanga o patata fritta. E' da servire in piatti adornati con una foglia di lattuga...
Chi, invece, è di passaggio all'Avana potrà visitare il ristorante
Puerto de Sagua, in calle Egido entre Jesús María y Acosta, a solo due isolati dalla Estación Terminal de Trenes (Avana Vecchia), che - da qualche mese - ripropone nuovamente "las fritas".

29 agosto 2008

Gustav è nuovamente un ciclone


Da qualche ora, la tempesta tropicale Gustav, superando la soglia di 117km/h per i venti massimi sostenuti, ovvero con durata superiore al minuto, si è convertita nuovamente in ciclone, per adesso di categoria I della scala Saffir-Simpson.
I venti massimi sostenuti sono di 120 km/h con raffiche superiori, mentre la pressione centrale è scesa a a 980 millibar, con un diametro totale di 450 km. Le previsioni - purtroppo - dicono che Gustav continuerà a rafforzarsi e - come potete vedere dal grafico - dovrebbe passare per le province occidentali di Cuba, durante la notte tra sabato e domenica, .
Non sono per nulla tranquillo. Per notizie attualizzate potete consultare il sito dell'Istituto di Meteorologia Cuba o quello del National Hurricane Center.

Siamo fritti.


In questi gironi sono più attento al mangiare. Si sa, quando la moglie è in vacanza i fornelli diventano degli amici. Come vi sarà capitato, quando si gira per l’Avana si vedono un sacco di persone che camminano mangiando qualcosa. Chi il panino con il prosciutto affumicato, un altro con la pizza alta un dito, qualcuno addirittura con la “cajita” con dentro di tutto. I punti di ristoro sono infatti abbastanza e con massimo venti pesos cubani, tra mangiare e bere, si può almeno fermare la voragine nello stomaco.
Bisogna infatti dire che i cubani sono dei mangioni, con un profondo rispetto per il loro piatto unico. Potete invitarli a mangiare gli spaghetti più buoni del mondo, che generalmente conoscono solo nella versione con la salsa di pomodoro, ma dategli il classico riso e fagioli con maiale ed avrete fatto centro. Lo so, è una pietanza per un norvegese, con il caldo e l’umidità tropicale è una specie di bomba calorica, ma non c’è niente da fare. D’altronde questo crogiuolo di razze è anche un miscuglio di ricette base. Tainos, Spagnoli, Africani, Cinesi, Arabi, Americani, ognuno ha lasciato una traccia, anche se i cubani sono guidati da un amore indissolubile: la passione per il fritto.
Di questa “locura” ci parla anche il nostro maestro Ciro Bianchi Ross, indicando una pietanza molto in voga prima del ’59. Infatti, accanto ai venditori di hot dog, tamales (ecco i tainos con la loro polenta di mais), involtini primavera, ecc., esistevano molti punti vendita che servivano la cosiddetta “frita”. Per capire esattamente cos’è, me lo sono fatto spiegare da alcune persone che hanno vissuto in quel periodo. Nella ricetta più comune, si trattava in definitiva di una polpetta schiacciata, formata da un impasto di carne di vitello e maiale, che una volta chiusa tra due belle fette di pane unte con senape e ketchup, accompagnate da malanga o patata americana tagliata alla julienne, forniva la benzina per buona parte della giornata. Non era però una versione tropicale dell’hamburger americano, tanto che già da tempo imperava per le vie dell’Avana. È stata inoltre una pietanza apprezzata da tutte le classi sociali, come lo furono la carne di cavallo ed il baccalà, un tempo unica fonte nutritiva degli schiavi.
Un altro costume tipico degli avaneri, che si conserva ancora oggi in molte case, era quello di non accendere i fornelli la domenica sera e mangiare qualcosa di freddo, un panino, e quasi sempre un buon caffellatte con biscotti. Ciro Bianchi ci ricorda che l’invenzione di John Niewhof, che mentre si trovava in Brasile gli era caduto un po’ di caffé nel latte, meritandosi per questa incredibile trovata addirittura un monumento a Pernambuco, era diventata all’Avana famosissima. Tanto da suscitare nei conterranei dell’interno qualche perplessità sulle condizioni economiche delle famiglie avanere…
Tornando alla frita, una delle più buone, impastata con l’uovo, era quella della tavola calda dell’allora giovane giornalista Carlos Lechuga, all’entrata di Miramar, di fronte al ristorante Kasalta. Il nome del proprietario di questo locale non vi dirà probabilmente molto, ma Francisco Aguirre Vidaurreta, già presidente della Cassa della Previdenza Sociale dei Lavoratori Gastronomici e Ministro del Lavoro, con i fondi della cassa contribuì al finanziamento della costruzione dell’hotel Habana Hilton, l’attuale Habana Libre. Oggi il Kasalta è un ristorante economico, con un buon ambiente, decorato con immagini che ricordano gli sport olimpici. Non ha la concorrenza di nessun takeaway di fronte, ma se volete mangiare qualcosa d’asporto qui all’Avana vi segnalo un indirizzo di una tavola calda, servono ottimi panini “medianoche”, hamburger, e frullati; si trova nel reparto Flores, Playa, in calle 168 tra Quinta e Primiera. La riconoscerete da un globo rosso appeso all’esterno di una casa particular e dall’inconfondibile odore di fritto…

27 agosto 2008

Gustav si è indebolito

L'uragano Gustav, dopo il suo passaggio su Haiti, dove purtroppo ha lasciato un bilancio di cinque morti, si è indebolito ritornando ad essere una "tempesta tropicale".
I venti massimi, che ieri toccavano i 150 chilometri orari con raffiche superiori, alle 12 di oggi, come riportato dall'Avviso n. 11 di Ciclone Tropicale del Centro Pronostici dell'ISMET di Cuba, hanno fatto registrare velocità di 95 chilometri orari.
Giá nella nottata di oggi, attraversando i caldi mari dello Stretto di Colon, tra la Giamaica ed il litorale sud orientale di Cuba, Gustav potrebbe riacquistare la forza di uragano.
All'Avana, ieri pomeriggio, un fortissimo acquazzone ha creato qualche lieve disagio al traffico cittadino. Anche oggi, per il pomeriggio, si annunciano piogge intense sulla capitale ed un notevole aumento delle precipitazioni sulle province di Holguin e Guatanamo.

26 agosto 2008

L'Oriental Park di Marianao

L'Havana-American Jockey Club "Oriental Park", ovvero l'ippodromo più famoso dell'Avana, fu inaugurato il 14 febbraio 1915, nel quartiere Los Quemados, del municipio di Marianao, nelle immediate vicinanze dell'allora Calzada de San Francisco, oggi calle 100, precisamente calle 108 e 63.

Tra i fondatori e primi presidenti ci furono, John McEntee Bowman, proprietario del Westchester Country Club di Rye, New York e presidente della Bowman-Biltimore Hotel Corporation, a quei tempi proprietaria anche dell'Hotel Sevilla dell'Avana, e Harry D. "Curly" Brown, uomo d'affari, allevatore di cavalli da corse e comproprietario anche degli ippodromi Arlington Park di Chicago, Tia Juana di Tijuana, Messico, e del Laurel Park di Baltimore, Maryland.

L'ippodromo fu definito tra i "migliori delle Americhe" e sicuramente fu il preferito delle scuderie nordamericane che, nei mesi invernali, portavano i purosangue a svernare, approfittando delle miti temperature di Cuba.

L'Oriental Park non fu scenario solo di corse di cavalli, ospitò il campionato di baseball cubano 1915/16 e numerosi incontri di pugilato. Tra i più noti c'è, sicuramente, quello tra l'afroamericano Arthur John "Jack" Johnson, campione dei pesi massimi, e lo sfidante bianco Jess Willard. L'incontro, che si svolse il 5 aprile 1915 davanti a 30mila spettatori, fu vinto da Willard che, al round 26, con un destro, fulminò Johnson. Il giornalista cubano Ciro Bianchi Ross ci svela, però, un retroscena: Johnson aveva venduto l’incontro per la favolosa somma di 30mila dollari.

Il Jockey Club Oriental Park disponeva anche di un lussuoso ristorante, dove si esibivano dal vivo gli artisti più in voga del momento.

La mafia italo-americana, con Meyer Lansky, alla fine degli anni '30 ancora luogotenente di Lucky Luciano, prese il controllo della struttura, come ci racconta lo storico inglese Robert Lacey, nel suo libro "Little Man: Meyer Lansky and the Gangster Life".

Il proprietario, ufficialmente, era il deputato Indalecio Pertierra, che inoltre controllava il Cabaret Montmartre del Vedado, come scrive la giornalista Katherine Hirschfeld, nel suo libro “Health, Politics, and Revolution in Cuba Since 1898”, «Meyer Lansky e i suoi subordinati controllavano i casinò del Jockey Club e del Cabaret Montmartre insieme a cubani come il parlamentare Indalecio Pertierra». Lo stesso Pertierra aveva ricevuto da Lucky Luciano e Frank Costello - svela la giornalista - una tangente di 50mila dollari per il controllo del casinò dell'Hotel Presidente.

E sempre Pertierra che, dopo un fallito attentato a Lucky Luciano nel dicembre del 1946, ottenne che la Polizia del Palazzo Presidenziale assegnasse al capo di tutti i capi due guardaspalle.

Lo scrittore cubano Enrique Cirules, raccogliendo l'inedita testimonianza di un collaboratore di Lansky, ci racconta nel suo "La vida secreta de Meyer Lansky en la Habana", che l'ormai indiscusso re della mafia a Cuba, era solito pranzare al ristorante del Jockey Club dell'Oriental Park.

(In alto una foto del 1921 dell'Oriental Park. Sopra il Jockey Club)

20 agosto 2008

Radiocentro

Tranne le due scappate al mare, in questi giorni le nostre storie si sono ambientate nelle vicinanze della Rampa. Restiamo quindi in zona e chiudiamo un momento gli occhi e torniamo un po’ indietro nel tempo. Ci troviamo all’angolo con L, è già sera ed il vestito di lino non mitiga il caldo, tra l’altro la giacca e la cravatta non migliorano la situazione. E poi lei è in ritardo. Aveva detto alle nove davanti al Radiocentro e suo padre l’aveva lasciata uscire per andare al cinema. I commentatori, i tecnici del suono e le segretaria delle emittenti radiofoniche dell’edificio mi guardano camminare avanti ed indietro tra M e L. Mi preoccupa solo un po’ che lo faccia anche la guardia all’angolo, speriamo che non creda che abbia brutte intenzioni. Ma perché tutta questa agitazione? Ah, sta uscendo l’autista di Mestre Espinosa, il capo supremo della CMQ S.A., l’imprenditore di successo che ha appena finito di costruire il FOCSA. Con i suoi due fratelli è proprietario, o comunque ha interessi, in 23 imprese per un valore di 15 milioni di dollari. Invece di studiare italiano, dovevo impegnarmi come lui in Economia. Certo, lavorare per l’Ambar Motors del paesano di mio padre Amedeo Barletta mi permette d’invitare a cena la mia “ritardataria cronica”, ma una Laurea in Business Administration nell’Università di Yale è un’altra cosa. Chiaro, Goar Mestre ha fiuto per gli affari, i suoi canali 6 e 7 della televisione e le emittenti radiofoniche CMQ, Radio Reloj, Radio Universal e CMBF Onda Musical le seguono tutti, ma è già ricco di nascita, con un nonno addirittura sindaco di Santiago di Cuba, da dove proviene la sua famiglia di farmacisti. E poi non ha solo le radio e le televisioni, s’occupa di generi alimentari, pubblicità, cosmetici, profumi, automobili, elettrodomestici, senza dimenticare che è presidente della Fomento de Obras y Construcciones S.A. Credo però che il salto di qualità l’abbia fatto con le televisioni e forse, se questo aggeggio prenderà piede un giorno anche in Italia, sarà un buon affare: chissà se qualche paesano ci penserà… Se non sbaglio è però nel 1943 che Mestre centra l’obbiettivo, quando s’associa con Emilio Azcárraga, il futuro fondatore della messicana Televisa, e con i vecchi proprietari della CMQ superano in poco tempo la competitrice Cadena Azul de Cuba. Certo comprare questo strategico appezzamento di terreno ad Evangelina Aulet e costruire proprio qui, in L e 23, l’Edificio Radiocentro in soli 2 anni (dal marzo 1946 al marzo 1948) è stata un’altra scelta azzeccata. Però 3 milioni di dollari sono una botta! Pensandoci bene nel ’47 aveva già fatto due passi importanti: il 1. luglio l’inaugurazione di Radio Reloj ed il 23 dicembre del teatro Warner con i film della famosa casa di produzione cinematografica. Dal gennaio del ’53 ha cambiato il nome del cinema in Radiocentro, almeno così nessuno si sbaglia o si confonde con l’edificio. A proposito: quando ho detto il cinema di Mestre Espinosa non è che il padre si sia sbagliato con l’Arenal di 31 e 30 a Marianao? Ah no, eccola che arriva! Bellissima, però che strano nome le hanno dato i suoi: Yara. Non sono molti i nomi con la Y, forse sta iniziando una nuova moda. Sarà la televisione, ormai la guardano tutti e mi sa che tra poco cambieranno anche il nome all’edificio: chissà Istituto Cubano della Radio Televisione o qualche sigla simile…

19 agosto 2008

Il Coppelia e la sua storia...


Oggi parliamo del Coppelia, non il celebre balletto francese da cui prende il nome, ma della "Cattedrale del Gelato", com'è stata giustamente definita nel famoso film cubano "Fresa y Choccolate".
La gelateria Coppelia occupa, nel centralissimo Vedado, tutto l'isolato delimitato dalle strade 23, 21 L e K. Chi conosce l'Avana, sicuramente, l'ha vista e magari anche visitata. Personalmente, ci sono stato diverse volte in compagnia di moglie.
Ma ritorniamo alla storia. Nello stesso luogo, l'8 febbraio 1886 veniva inaugurato l'ospedale Reina Mercedes, chiamato così in onore della moglie di Re Alfonso XII, bisnonno dell'attuale re di Spagna Juan Carlos I di Borbone. I lavori dell'ospedale, grazie ad una donazione di 217mila pesos dei benefattori doña Josefa Santa Curz de Oviedo, don Salvador Samá Marchese di Marianao e don Joaquín Gómez, erano cominciati, con la posa della prima pietra, il 19 novebre 1880. Per l'acquisto di quel terreno così "periferico", nelle vicinanze dell'antica Batteria di Santa Clara, nell'isolato 88 dell'allora Reparto Medina, erano stati spesi appena 3mila pesos. Il primo direttore della struttura fu il dottor Emiliano Nuñez di Villavicencio y Alvarez.
Con la fine della dominazione spagnola, il nome dell'ospedale fu cambiato in "Nuestra Señora de las Mercedes" e l'amministrazione fu affidata dal Generale Leonard Wood ad "Juntas de Patronos", diretta dallo stesso Nuñez de Villavicencio.
Nel 1954 la Junta de Patronos decise di trasferire l'ospedale in un'altra zona, anche a causa della rapida urbanizzazione del Vedado. Il terreno fu venduto al prezzo di oltre 300mila pesos e l'ospedale si trasferì nelle vicinanze del Castillo del Principe, l'attuale "Comandante Manuel Fajardo".
Il 25 agosto del 1958, cominciarono i lavori di demolizione: al posto del vecchio ospedale sarebbe dovuto sorgere un lussuoso hotel di 50 piani con ben 500 stanze. Il progetto andò a rotoli con il trionfo della Rivoluzione. Al suo posto fu costruito un Padiglione del Turismo, con la riproduzione di montagne, laghi artificiali, scenari flottanti, bar ed un ristorante per 500 persone. Il Padiglione funzionò per circa un anno e dopo le sue strutture furono utilizzate per un Centro Ricreativo chiamato "Nocturnal".
Nel 1965 arrivò finalmente l'idea di costruire, in quel luogo così centrale, un'enorme gelateria. Il progetto fu affidato al talento dell'architetto Mario Girona con la collaborazione degli architetti Rita Maria Grau e Candelario Ajuria. I calcoli strutturali, invece, furono eseguiti dagli ingegneri Maximiliano Isoba e Gonzalo Paz.
La vera sfida era abbinare la grandezza dell'opera con la giusta e necessaria riservatezza. Risultato raggiunto con la costruzione di cinque piccole zone, un ampia sala centrale, divisa però in tre sezioni ed un piano alto anche questo diviso. L'edificio centrale è costruito da colonne di cemento armato, gettate sul luogo, travi prefabbricate ed un tetto circolare, la cui cupola ha ben 40 metri di luce, formato da lastre nervate e rifinito con un lucernaio di cristalli colorati che misura 4 metri d'altezza e cinque di diametro. Le travi superano le terrazze e si appoggiano nei muri che svolgono la funzione di contrafforti. Il diametro di ogni piano dei saloni superiori è di 12 metri. La costruzione durò appena sei mesi, ma con giornate di lavoro di 24 ore.
Il Coppelia, anche se non è mai stato ufficialmente inaugurato, aprì i battenti il 4 giugno 1966, con un offerta di ben 26 gusti che con tempo sarebbero arrivati a 54. Ancora oggi, nonostante sia diminuita notevolmente l'offera, in questi giorni di caldo, e a qualsiasi ora, è facile vedere lunghe code di avaneri, giovani e meno giovani, in fila per mangiare un buon gelato...

18 agosto 2008

Ci Fay...

Fortunatamente la tempesta tropicale "Fay" è rimasta tale ed il suo passaggio in territorio cubano - per quando ne so - non ha fatto registrare danni, se non forti piogge in alcune zone. Qui all'Avana, da ieri, il tempo è peggiorato e anche adesso sta piovigginando. Queste avverse condizioni metereologiche non mi hanno permesso di festeggiare come pianificato, ieri 17 agosto, il mio 31mo compleanno. Vabbè sarà per l'anno prossimo!
Sabato, invece, approfittando del bel tempo, anche troppo per i miei gusti, ho fatto un salto al Vedado per visitare l'esposizione di "Arte en la Rampa". Tanti gli oggetti di artigianato locale, più o meno belli e più o meno cari, in vendita nei numerosi stand.
Come sempre, la mia attenzione è stata richiamata dagli spazi dedicati ai libri cubani. Per 5 pesos mn ho acquistato un interessante volume dal titolo "I Cimiteri dell'Avana" della giornalista Angela Oramas, dal quale, nei prossimi giorni, vi proporrò alcune curiosità.

15 agosto 2008

Mai lamentarsi...

Dopo una bella domenica trascorsa - come annunciato - al Club Habana, dove mi sono divertito e riposato, lunedì mattina mi sono svegliato con un forte mal di gola ed alcune linee di febbre.
Pensavo ad un acciacco passeggero ma non è stato così. La febbre, nella notte di martedì, ha raggiunto i 41,4 gradi. E' il mio record personale e vi lascio immaginare come mi sentivo. Il medico di famiglia mi ha prescritto tutta una serie di analisi per scongiurare il rischio che si trattasse di dengue. Per fortuna era una "semplice" laringotracheite. Sono rimasto - ovviamente - tutta la settimana a casa e, solo ieri, la temperatura è scesa nei limiti normali. In questi giorni, ho ingerito una quantità tale di pastiglie, tra antipiretici, analgesici ed antibiotici, che il mio stomaco poteva sfidare a singolar tenzone una "maraca".
Oggi sto decisamente meglio rispetto ai giorni precedenti e sono ritornato in ufficio. Vediamo se, per la prossima settimana, riuscirò a completare questi "benedetti" post che ho in cantiere. Fortunatamente, domenica, rientrerà anche Stefano dalle vacanze in "oriente" per aiutarmi a rianimare il blog.

08 agosto 2008

Speriamo meglio

In questi giorni, i tanti impegni, di lavoro e familiari, mi hanno tenuto lontanto dal blog. Spero, per la prossima settimana, di aver un po' più di tempo disponibile per terminare alcuni post che ho in "cantiere", ormai, da tempo.
Come potete ben immaginare, all'Avana, in questi giorni, sta facendo tanto, ma tanto caldo, quasi da rendere impossibile uscire nelle ore di punta. La temperatura, anche di notte, non scende sotto i 25 gradi, mentre di giorno supera, spesso, i 32 gradi. Insomma c'è bisogno di un pò di mare!
Ieri, nel pomeriggio, per la prima volta, in compagnia di Marco, sono entrato all'area piscine del Club Havana (giá Havana Biltmore Yacht and Country Club di cui vi ho scritto tempo fa), veramente niente male. Già che bisogno di un po' di riposo e relax, mi va bene sia il mare che la piscina, ho deciso di andarci domenica con tutta la famiglia.

05 agosto 2008

Tarará

La storia del villaggio di Tarará ha inizio ai tempi della colonia, nel XVI con lo sfruttamento di alcuni giacimenti di rame presenti della zona. Proprio agli indigeni, utilizzati come minatori, si deve il nome “Tarará”, sia al villaggio che al vicino fiume. “Ta-ra-rà”, non erano altro che gli squilli di tromba delle sentinelle spagnole.
Ma veniamo alla storia più recente.
Nell’agosto 1912, tre americani residenti a Cuba fondarono la “The Tarara Land Company”, con l’obiettivo di utilizzare i terreni con un fine industriale e residenziale. La compagnia era presieduta da mister Royal S. Webster che, nel 1927, realizzò le prime quattro abitazioni, tipo bungalow, dove stabilì la sua residenza. Nello stesso anno veniva fondato il Yacht Club, che sarebbe stato uno delle principali attrazioni del futuro insediamento.
Negli anni quaranta, periodo d’oro degli investimenti immobiliari, la compagnia vendette i terreni ai soci del Club e si costruirono 525 case, dando vita ad una zona residenziale privata.
L’esclusività e la tranquillità, insieme allo sviluppo delle strade di comunicazione, come la costruzione della Via Monumental e il Tunnel della Baia dell’Avana, ne fecero il luogo di rifugio prediletto della media borghesia della capitale.
Furono costruite opere sociali, sportive e ricreative, finanziate dai residenti, come un campo di squash, uno di softball, una piscina ed il club ippico, situato nel luogo occupato oggi dalla Plaza Martiana. Il supermercato ed il drive-in, invece, erano all’ingresso del quartiere.
Al centro del quartiere c'era il Club de Asociados, con due piani, con ristorante, bar ed un negozio di generi alimentari. Lo spazioso portale era utilizzato per le attività collettive. Al secondo piano, invece, c’era l’abitazione di Mr. Webster. Nelle vicinanze c’era il Ranchón, con il bar e il bowling.
I due edifici erano ben collegati con il molo, il più sicuro dell’Avana, a detta di Ernest Hemingway, che spesso attraccava con il suo “Pilar”.
Nell’anno 1953 venne costruita la chiesa, finanziata da Webster ed i residenti. Era dedicata a Sant’Elena, patrona di Tarará ed ogni 15 agosto venivano realizzate processioni in terra ed a mare. Tarará aveva anche un suo giornale, si chiamava “El Macao” e raccoglieva i fatti di cronaca locale.
Alla morte di M. Webster venne costruito in parco che, al suo centro, aveva un suo busto.

Tra i tanti, anche il presidente della Repubblica, Carlos Prío Socarrás aveva una casa a Tarará.

02 agosto 2008

Ah, l'amore!

Dopo un periodo di sosta, dove il Direttore ed io abbiamo rischiato di fare la fine di Cafunga, torniamo a scrivere. Diciamo intanto che Cafunga era un liberto africano che di professione saliva sulle palme a prenderne i frutti. Un lavoro difficile e pericoloso, infatti Canfunga cadde estenuato e morì sul colpo. Per consolarci, e perché non vogliamo morire per il lavoro, raccontiamo quindi una grande storia d’amore, un vero dramma strappalacrime e come dicono qui, un culebrón. I protagonisti sono Catalina Laza del Río Noriega e Juan Pedro Baró. Lei appartiene ad una ricca famiglia di patrioti e con le quattro sorelle è famosa per la bellezza dei suoi grandi occhi azzurri, la pelle di madreperla e l’incantevole presenza. Don Juan è ricchissimo, proprietario nei primi anni della Repubblica di ben tre centrales. Si conoscono nelle aristocratiche sale da ballo di Parigi e scocca immediatamente l’amore. Il problema è che lei è sposata dal 1898 con Pedro Luis Estévez Abreu, figlio della patriota Marta Abreu e del Vicepresidente della Repubblica Luis Estévez , mentre lui è coniugato con Rosa Varona con cui ha una figlia. Immaginatevi quindi la situazione, perché a quei tempi Cuba era un po’ più rigida da questo punto di vista. Infatti la storia rimane segreta, finché una zia dello sposo assolda un investigatore privato che scopre gli amanti in flagrante mentre si trovano in una suite dell’hotel Inglaterra. Catalina chiede lo scioglimento del matrimonio, ma lo sposo si nega. La coppia d’innamorati decide allora di rendere pubblico il loro amore. Una sera entrano in un teatro ed a poco a poco tutti i presenti abbandonano lo spettacolo. Dal palco gli attori, davanti alla commovente scena di Don Juan che in silenzio accarezza Catalina in lacrime, decidono di continuare la funzione solamente per loro. Per ringraziarli la donna lancia sulla scena tutti i suoi gioielli. Lo scandalo è enorme, il marito accusa Catalina di bigamia e la coppia abbandona il paese trasferendosi a Parigi. Nella città dove era nato il loro amore, protetti dalle leggi francesi, si sposano vivendo in una lussuosissima casa. Però alla coppia l’accusa di bigamia e la forzata decisione di lasciare Cuba non piace. Si presentano quindi in Vaticano, dove il Papa decide lo scioglimento di quel matrimonio ormai di fatto inesistente. Nel 1917 il Presidente della Repubblica Mario García Menocal firma la tanto attesa legge ed i due innamorati decidono quindi di ritornare all’Avana dove registrano il primo divorzio della storia cubana. Don Juan Pedro Baró regala alla sua dolce metà una casa che entrerà negli annali dell’architettura avanera. Contratta infatti lo studio degli affermati Evelio Govantes y Félix Cabarrocas che disegnano il progetto di una villa tra Paseo e 17. I lavori iniziano nel 1922 e terminano nel 1927, lasciando stupefatti i residenti del Vedado. È in uno stile eclettico, con la facciata rinascimentale ed interni Art Déco, con molti riferimenti all’antico Egitto, da dove si dice provenga anche la sabbia usata per il rivestimento delle pareti. Il padrone di casa ha chiamato da Parigi i migliori decoratori dell’epoca, tra cui il famoso René Lalique, che anni dopo realizzerà il monumentale panteon fatto costruire da Baró per sua moglie nel Cimitero di Colón. Nonostante le sofferenze e l’amarezza provate, Juan Pedro Baró dimostra d’essere un signore sotto i tutti i punti di vista e per l’inaugurazione invia a tutti gli invitati un gioiello unico, accompagnato da quadri di famosi pittori cubani. Nel giardino di questo superbo palazzo crea un roseto speciale, La Enamorada, dove cresce una rosa gialla, rotonda e con i petali molto chiusi, che porta il nome della sua amata Catalina. La felicità non dura però per molto tempo perché il 3 dicembre 1930 la bellissima, dagli incantevoli occhi azzurri, muore tra le braccia del suo Juan. Al funerale gli uomini partecipano in frac e le dame in lungo; Catalina è sepolta come una nobile egizia: indossa tutti i suoi gioielli. Quando dieci anni dopo Don Juan la raggiunge, si fa seppellire in piedi, a guardia della sua regina.
Negli anni ’40 la casa è ereditata dalla figlia di Pedro Baró, poi, alla fine dei ’50 diventa la residenza dell’ambasciatore francese, in seguito, passa ad essere la Casa Cuba – URSS, infine nel 1995 viene trasformata nella Casa dell’Amicizia e della Solidarietà di Cuba ed i Popoli. Alla sera è un buon locale, dove si può cenare e con spettacoli di varietà nel grande giardino.