È settembre, tutti a scuola. Anche a Cuba inizia infatti il nuovo anno scolastico. Passato Gustav, da Cabo San Antonio a Punta Maisí, migliaia di ragazzi delle campagne e della città ricominceranno a studiare.
All’Avana vedremo soprattutto i piccoli della “primaria” (i sei anni delle scuole elementari), quelli della “secondaria” (i tre anni delle medie inferiori) e quegli degli istituti tecnici (tre anni). Non vedremo molto le uniformi dei licei e delle scuole d’arte che frequentano istituti nelle campagne (o comunque fuori città, come nel caso della prestigiosa Lenin) e che studiano all’interno di collegi, tornando a casa solo il fine settimana. Quindi osserveremo molte camicie bianche con gonne e pantaloni bordeaux (le elementari), ocra (le medie), marroni (gli istituti tecnici) e solamente di sfuggita quelle bianche con gonne e pantaloni azzurri (i licei) ed a quadretti, abbinati a gonne e pantaloni azzurri (le scuole d’arte).
I piccolissimi del “preescolar”, che assomigliano alla nostre primine senza il salto alla seconda classe, vestiranno la stessa uniforme delle elementari, senza però l’agognata “pañoleta”, il fazzoletto azzurro che avranno a fine corso. Dal primo anno fino al terzo infatti alle elementari si porta di questo colore, a partire dal quarto fino al sesto grado sarà rosso. Arrivati alle medie, scompare. È obbiettivamente un merito che a queste latitudini così tanti ragazzi abbiano il diritto a studiare, infatti, come è noto, la scuola è gratuita.
Per la mia famiglia questo è un anno speciale, la più grande incomincia la quarta, l’anno più difficile dell’elementari cubane, mentre la piccola entra a scuola. Non sono le uniche “straniere” della loro scuola, incontreranno bambini cinesi, coreani e vietnamiti, e come tutti gli alunni cubani riceveranno gratis i libri, alcuni quaderni e delle matite. Ai genitori spetterà rinforzarne la dieta con la merenda e pagare il “seminternado”, cioè la mensa.
L’orario è dalle 8 alle 16 e 20, dal lunedì al venerdì. S’inizia con la cerimonia del “matutino”, dove si canta l’inno della scuola, si ascoltano le ultime novità dalla direttrice ed alla fine s’intona la Bayamesa, l’inno nazionale, con l’alza bandiera del “paese dalla stella solitaria”. Poi lezioni fino a mezzogiorno, pranzo con un po’ di relax fino alle 2, poi di nuovo a studiare con le tele clases (i programmi didattici televisivi).
Alla fine sempre qualche compito, la famosa “tarea”, la delizia di mamma e papà, impegnati a tenere attenta una persona che già sta pensando di guardare i muñe (i cartoni animati) o a giocare. In mezzo a questo qualche lezione d’inglese extra, il balletto, ecc. Per la più piccola, la giapponese terribile, sarebbe ideale il tae-kwon-do (dal coreano “con le mani e con i piedi”), almeno si rilassa un po’. Però adesso che ci penso, forse il judo (la “dolce dottrina”)… beato Giovannino (Barba) che se ne sta con mammà!
I piccolissimi del “preescolar”, che assomigliano alla nostre primine senza il salto alla seconda classe, vestiranno la stessa uniforme delle elementari, senza però l’agognata “pañoleta”, il fazzoletto azzurro che avranno a fine corso. Dal primo anno fino al terzo infatti alle elementari si porta di questo colore, a partire dal quarto fino al sesto grado sarà rosso. Arrivati alle medie, scompare. È obbiettivamente un merito che a queste latitudini così tanti ragazzi abbiano il diritto a studiare, infatti, come è noto, la scuola è gratuita.
Per la mia famiglia questo è un anno speciale, la più grande incomincia la quarta, l’anno più difficile dell’elementari cubane, mentre la piccola entra a scuola. Non sono le uniche “straniere” della loro scuola, incontreranno bambini cinesi, coreani e vietnamiti, e come tutti gli alunni cubani riceveranno gratis i libri, alcuni quaderni e delle matite. Ai genitori spetterà rinforzarne la dieta con la merenda e pagare il “seminternado”, cioè la mensa.
L’orario è dalle 8 alle 16 e 20, dal lunedì al venerdì. S’inizia con la cerimonia del “matutino”, dove si canta l’inno della scuola, si ascoltano le ultime novità dalla direttrice ed alla fine s’intona la Bayamesa, l’inno nazionale, con l’alza bandiera del “paese dalla stella solitaria”. Poi lezioni fino a mezzogiorno, pranzo con un po’ di relax fino alle 2, poi di nuovo a studiare con le tele clases (i programmi didattici televisivi).
Alla fine sempre qualche compito, la famosa “tarea”, la delizia di mamma e papà, impegnati a tenere attenta una persona che già sta pensando di guardare i muñe (i cartoni animati) o a giocare. In mezzo a questo qualche lezione d’inglese extra, il balletto, ecc. Per la più piccola, la giapponese terribile, sarebbe ideale il tae-kwon-do (dal coreano “con le mani e con i piedi”), almeno si rilassa un po’. Però adesso che ci penso, forse il judo (la “dolce dottrina”)… beato Giovannino (Barba) che se ne sta con mammà!
1 commento:
Massimo ci racconti qualcosa sulla partita di calcio per le qualifiche mondiali tra Cuba e USA, magari parlandoci dell'interesse, se c'è stato, Cubano, per questo storico incontro? Hola amigos e buona fortuna...
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