Qualche settimana fa nel Terminal Interprovinciale degli Autobus dell’Avana ho comprato il libro “La Habana que va conmigo” (Edizioni Letras Cubanas, Collecion Voces), un’interessante selezione di Mario Coyula. Si tratta di una serie d’interviste o dialoghi con importanti personaggi avaneri che raccontano la loro città. Ancora una volta incontriamo Segundo Curti Messina, che ormai quasi novantenne, ci offre uno spaccato della storia della capitale cubana. Incalzato dalle domande di uno scrittore del calibro di Miguel Barnet e dello stesso Coyula, architetto ed urbanista, Curti dimostra una memoria ed uno spirito invidiabili. Il suo contributo s’intitola “L’Avana, una delle grandi città del mondo” e Segundo inizia con un emozionante “lasciatemi dire che sono figlio d’italiani” che apre una serie d’aneddoti tutti interessanti. Tra questi spicca addirittura un’impresa storica e cioè il famoso raid delle due Americhe compiuto nel 1927 dal grande aviatore italiano Francesco de Pinedo. Questo pioniere del volo nasce a Napoli il 16 febbraio 1890, quasi 20 anni prima di Curti. Di buona famiglia, studia arte e letteratura, con una grande passione per la musica, tanto che porterà nel suo raid americano addirittura un grammofono con i dischi. Si arruola a 18 anni nella Regia Marina, ottenendo in seguito il brevetto di pilota, e durante la Grande Guerra entra nella nuova arma delle Regia Aeronautica. Guadagna promozioni ed onorificenze ed organizza un volo Italia-Australia, via Giappone. Sceglie come velivolo un idrovolante S16 della Savoia-Marchetti, trasformando due dei quattro posti in serbatoi ausiliari e in depositi per le parti di ricambio. Dopo aver battezzato l’aereo “Gennariello” in onore di San Gennaro, insieme al suo compagno Ernesto Campanelli decolla da Sesto Calende il 20 aprile 1925. Nonostante diversi inconvenienti i due ritornano in tempo a Roma, accolti dalla folla festante. Pinedo riceve il titolo di marchese dal re Vittorio Emanuele e la medaglia d’oro dalla Federazione Aeronautica Internazionale. Un secondo grande raid viene incoraggiato addirittura da Mussolini e questa volta De Pinedo tocca le coste africane, passa sull’atlantico, giunge in Argentina, trasvola le foreste amazzoniche, sorvola gli Stati Uniti, per arrivare in Canada e riprendere la via di casa attraversando nuovamente l’Atlantico: un viaggio di 27.000 miglia. Visto il successo delle imprese, la Savoia – Marchetti, sponsor ante litteram, gli fornisce il nuovo idrovolante S55, un catamarano con doppia carlinga a due motori accoppiati in linea. De Pinedo, progettando un volo “americano”, lo battezza "Santa Maria", come la famosa caravella. Suo compagno di viaggio è il capitano Carlo del Prete, mentre la parte meccanica è curata dal sergente Vitale Zacchetti. La “Santa Maria” decolla da Sesto Calende per Cagliari, ed il 13 febbraio 1927 dalla Sardegna inizia ufficialmente il volo transoceanico. Dopo alcuni problemi tecnici e 15 ore di volo, l’idrovolante raggiunge il territorio brasiliano. Da lì parte per Buenos Aires dove è atteso da un mare di folla.
Dopo aver sorvolato le selve sudamericane, De Pinedo ed i suoi compagni giungono all’Avana. Qui la prodigiosa memoria di Curti Messina sbaglia l’anno indicando il 1929, ma ricorda che gli aviatori italiani ammararono dove oggi si trova la stazione di polizia fatta costruire dal Comandante Pedraza in calle Cuba angolo con calle Chacon. In quella zona, la famosa Cortina de Valdés, allora c’era ancora il mare. Era il 28 marzo del 1928. Come ci rammenta Curti, gli idrovolanti partono poi per gli Stati Uniti ed il 29 marzo, una data storica per l’aviazione italiana, toccano per la prima volta il territorio del grande paese nordamericano, a New Orleans. Giunti in Arizona, per un fatale errore umano un mozzicone lanciato in acqua vicino all’idrovolante incendia il velo di benzina galleggiante ed il fuoco distrugge il velivolo. Non va però in fumo l’impresa, perché dall’Italia mandano un idrovolante nuovo e da New York riprende il tour americano ed infine la via oceanica per il ritorno ad Ostia.
Segundo Curti Messina ci ha lasciato questo ricordo avanero il 7 maggio 1999, a sei mesi dalla sua morte. È stato un dei grandi combattenti rivoluzionari degli anni trenta, ministro dei governi repubblicani dei presidenti Grau e Prío.
Dopo aver sorvolato le selve sudamericane, De Pinedo ed i suoi compagni giungono all’Avana. Qui la prodigiosa memoria di Curti Messina sbaglia l’anno indicando il 1929, ma ricorda che gli aviatori italiani ammararono dove oggi si trova la stazione di polizia fatta costruire dal Comandante Pedraza in calle Cuba angolo con calle Chacon. In quella zona, la famosa Cortina de Valdés, allora c’era ancora il mare. Era il 28 marzo del 1928. Come ci rammenta Curti, gli idrovolanti partono poi per gli Stati Uniti ed il 29 marzo, una data storica per l’aviazione italiana, toccano per la prima volta il territorio del grande paese nordamericano, a New Orleans. Giunti in Arizona, per un fatale errore umano un mozzicone lanciato in acqua vicino all’idrovolante incendia il velo di benzina galleggiante ed il fuoco distrugge il velivolo. Non va però in fumo l’impresa, perché dall’Italia mandano un idrovolante nuovo e da New York riprende il tour americano ed infine la via oceanica per il ritorno ad Ostia.
Segundo Curti Messina ci ha lasciato questo ricordo avanero il 7 maggio 1999, a sei mesi dalla sua morte. È stato un dei grandi combattenti rivoluzionari degli anni trenta, ministro dei governi repubblicani dei presidenti Grau e Prío.
3 commenti:
Molto interessante, fra te e il Direttore riuscite a scovare sempre interessantissime chicche del passato. Il libro è nuovo o d'epoca?
Si potrebbe lasciare un commento asettico, un semplice; bello ma, non è possibile astenersi dal farTi i complimenti: Pasqualon Stefano hai raggiunto il mentore Massimo. Un piacere enorme leggervi e scoprire cose veramente fantastiche che legano la nostra Italia a Cuba!!!
stefano,i mercati agropecuari in pesos e le tiendas in cuc alla avana sono riforniti o no,dopo la catastrofe dei 2 uragani?
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