02 ottobre 2008

Gustav dal volto umano.


Il governo dell’avvocato Federico Laredo Brú (1936-1940) ha l’indubbio merito di avere promosso la nascita dell’assemblea che scriverà una tra le migliori e più progressiste costituzioni dell’epoca, promulgata il 5 giugno 1940. Passerà alla storia con il nome di Costituzione del 40. Il rappresentante del Partito Rivoluzionario Cubano Autentico firmerà durante il suo mandato anche diverse leggi in campo economico, sanitario ed educativo. Questo Presidente sarà però ricordato per un tristissimo episodio, quello della nave da crociera San Luis. La storia di questa grande e lussuosa imbarcazione mi è stata suggerita da mia cognata Milagros che si è ricordata di averne letto qualcosa alcuni anni fa. Il San Luis copriva la tratta tra Amburgo e l’America, poteva trasportare 400 passeggeri in prima classe e 500 in quella turistica. Nel 1939 era comandato dal capitano Gustav Schröder, responsabile dei 231 membri dell’equipaggio. Mentre s’inaspriva la persecuzione degli ebrei, ad alcuni di essi, esattamente 936 persone, in maggioranza abbienti e che avevano dovuto rinunciare a tutti i loro beni, venne concesso d’imbarcarsi su questo transatlantico. I nazisti, per pura propaganda, volevano così dimostrare che gli ebrei tedeschi erano liberi di recarsi ovunque volessero. Tra l’altro, a bordo dell’imbarcazione, si trovavano delle spie, che una volta giunte in America, avrebbero raccolto importanti informazioni sull’esercito statunitense. I passeggeri partirono il 13 maggio 1939 con destinazione L’Avana, da lì molti speravano infatti di raggiungere successivamente gli Stati Uniti e di rientrare nelle quote d’emigranti previste in quel periodo. Dopo un viaggio in cui il capitano ordinò ai suoi uomini di trattare i passeggeri con rispetto, come abitualmente avveniva in un transatlantico di questo tipo, il 23 maggio il San Luis, ormai prossimo alle coste cubane, ricevette un messaggio di possibili complicazioni: le autorità dell’Avana erano intenzionate a negare l’asilo ai passeggeri. Il capitano organizzò immediatamente un comitato per affrontare il problema. È necessario infatti spiegare che il governo cubano, proprio nel 1939, aveva stabilito con il decreto legge numero 55 di ridurre l’entrate nel suo territorio, valutando la richiesta e distinguendo due categorie, quella di turista e quella di rifugiato. In quest’ultimo caso, era necessario un visto d’entrata ed il pagamento della somma di 500 dollari, che permetteva di dimostrare che la persona non sarebbe stata un peso per le finanze pubbliche. Questo decreto aveva però il difetto di non definire bene la differenza tra turista e rifugiato, e così in questa breccia qualcuno ci sguazzava, vendendo i permessi d’entrata. Per farla finita con questa pastetta, il presidente Laredo Brú intervenne con il nuovo decreto 937, revocando tutti i visti precedentemente rilasciati. In questo modo i passeggeri del San Luis si trovarono spiazzati, perché gli veniva di fatto negata l’entrata, nonostante i visti già concessi dall’ambasciata cubana in Germania. Altre fonti, a parte il decreto legge, segnalano le pressioni esercitate sull’autorità cubane dal governo statunitense, impegnato a limitare le quote di potenziali emigranti provenienti dall’Europa centrale. Per i passeggeri del San Luis i risvolti burocratici incominciarono però ad avere una rilevanza drammatica, dato che lo spettro di un drammatico ritorno in Europa diventava sempre più reale. Il capitano Schröder, tentando una nuova soluzione, si diresse allora direttamente verso le coste della Florida per chiedere un nuovo permesso d’asilo. Nonostante la disponibilità dell’allora presidente Franklin Delano Roosevelt, l’opposizione del segretario di stato Cordell Hull e dei democratici del sud, impedì questa soluzione. Il 4 giugno venne quindi rifiutato un approdo in territorio statunitense ed il giorno successivo il San Luis fece rotta verso il Canada, dove ricevette però un’ulteriore risposta negativa. Il capitano, davanti all’impossibilità di trovare un’alternativa in questi territori, decise disperatamente di tornare in Europa. Durante il viaggio alcuni stati accettarono di condividere tra loro una parte dei passeggeri. Arrivati quindi nel porto d’Anversa, i rifugiati si divisero tra il Belgio, il Regno Unito, la Francia ed i Paesi Bassi. Alla fine del conflitto mondiale, solamente in 240 sopravvissero all’olocausto. Il generoso capitano Schöder, tornato in patria, non proseguirà nella sua attività. Nel 1957, due anni prima della morte, verrà insignito di un’onorificenza da parte delle autorità della Repubblica della Germania Democratica (DDR). Il suo nome è ricordato nel Giardino dei Giusti e nel Museo dell’Olocausto in Israele.

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