16 luglio 2008

Occhio al Tokio...

Un altro personaggio d’inizio secolo vive nell’immaginario avanero ed è Rachel la “Francesita”. Le sono stati dedicati un tango ed un film intitolato “Lo strano caso di Rachel K.”, diretto da Oscar Valdés nel 1973. Rachel Dekeirsgeiter (dal cognome m’azzardo a dire che era alsaziana) arrivò all’Avana portata dal marito Oscar Villaverde, proprietario del famoso cabaret Tokío, sito all’incrocio tra calle San Lazaro e calle Blanco. Nel suo “Vida y milagros de la farandula en Cuba”, lo scrittore Rosendo Rossel ci racconta che in questo locale « Rachel svolgeva le sue caratteristiche funzioni di preziosa vampira...». La vita notturna all’Avana è sempre stata di tutto rispetto ed al Cabaret Tokío suonavano musicisti di valore tra cui i due sassofonisti Mario Bauzá ed Amadito Valdés, mentre alla batteria si trovava Alberto Jiménez Rebollar, supposto amante di Rachel.
Nel 1931 il cadavere di Rachel fu scoperto nella vasca da bagno della casa sita in calle San Miguel angolo con Amistad, al lato del famoso hotel Astor. Il Dottor Reynaldo Villiers nel suo referto medico specificava «di essere stato chiamato dalla Terza Stazione di Polizia ed alle cinque e mezza del pomeriggio si era presentato nell’appartamento sito al terzo piano di San Miguel 38 y 1/2, dove aveva constatato il decesso di una donna di razza bianca, di circa 30 anni, tale Rachel de Keigeter (il cognome è stato storpiato), morta circa quaranta ore prima, senza potere precisare le cause dello stesso». Secondo il medico, Rachel si trovava supina, nuda e presentava delle contusioni multiple su tutto il corpo; la vasca era sporca di sangue. Sebbene il 15 dicembre 1931, il quotidiano El Mundo pubblicherà un disegno in cui la vittima si vedeva in posizione prona, nessun dubbio sul fatto che fu un omicidio. Però qualcosa non quadra e sicuramente non fu una buona indagine. Quando intervenne, la polizia trova la porta chiusa con il chiavistello, tanto che per entrare deve romperla. Siamo al terzo piano, è evidente che l’assassino è uscito dalla porta, e non sbagliamo se diciamo che ha anche le chiavi. L’unico a venir processato fu il musicista, e più tardi giornalista, Alberto Jiménez Rebollar, difeso da un principe del foro, il Dottor Carlos Manuel Palma, “Palmita”, che s’impegnò a dimostrare la sua innocenza e, senza riuscirci, la colpevolezza di Villaverde. Per inciso, ricordiamo che il principale indagato era fratello del sacerdote Armando Jiménez Rebollar, che conservò l’immagine della Vergine de la Caridad che si trova nell’eremo di Miami, “trasferendola” dalla parrocchia di Guanabo e portandola in esilio l’8 settembre 1961. Siccome anche Villaverde, l’altro sospettato, non venne condannato grazie alla difesa del giovane avvocato Miguel Angel Suárez Fernández, alla fine questo fu definito un delitto perfetto solamente perchè non si trovò l’arma (probabilmente una bottiglia di champagne con cui fratturarono il cranio della vittima), non fu scoperto il movente, come fuggì il criminale e non s’incontrarono impronte utili. Visto gli straordinari a cui erano sottoposti, mi sa che al Terzo commissariato non s’impegnarono molto per la “Francesita”.

8 commenti:

pumario ha detto...

Stefano con questo scritto mi obblighi a visitare la parrocchia di Guanabo. Magari trovo alcune tracce del tuo racconto e nel contempo entro in una chiesa che ho visto mille volte senza mai avere lo stimolo per entrarci, ora ho lo stimolo. Mi aumenta la convinzione che da questi tuoi resoconti si potrebbe creare storie per film polizieschi da ambientarsi rigorosamente a La Habana: sarebbero sicuramente un successo!!!

Anonimo ha detto...

Stimato Pumario, grazie per il sostegno che ci dai. Effettivamente, come dici, l'Avana è un pozzo per chi vuole scrivere e visitarla. Ieri sono andato da degli amici alla Vibora e devo dirti che non ha nulla da invidiare al Vedado o a Playa. Lunedì con il Direttore abbiamo visto di persona il negozio dei Cuervos a San Rafael (adesso è una tienda in MN)ed il commento è stato "pensa com'era 'sta via allora". L'Avana gareggiava con New York ed ancora adesso è una delle grandi (per qualità) metropoli mondiali, ogni sasso racconta qualcosina. Un abrazo, Stefano.

pumario ha detto...

Grazie Stefano, spero di incontrarvi presto. Mario

Anonimo ha detto...

Caro Direttore, rendo pubblica la mia stima sul suo modo di scrivere. Non lo faccio per amicizia, ma per semplice obbiettività (si può scrivere anche con una b). Riguardo alla immeritata critica, le esprimo il mio sostegno, rimanendo fermamente convinto, come Lei, che si scriva "a Cuba" ed all'Avana (tranne per alcuni documenti cubani dove si scrive Città dell'Avana per non confondersi con Provincia Avana). Qui, come in Italia, il Ministro degli Esteri, o degli Affari Esteri, o il titolare del Dicastero degli Esteri, il massimo responsabile o rappresentante della diplomazia, oppure dei rapporti diplomatici, ovvero il titolare di questo Ministero, si chiama anche Cancelliere. L'uso dei sinonimi arricchisce il nostro lavoro, non annoia chi lo legge, ed a volte salva dall'incomprensioni...
Siamo uomini o caporali?
Un hermano abrazo, Stefano.

Anonimo ha detto...

ovviamente dall'incomprensioni fu voluto...vediamo come va a finire...

Anonimo ha detto...

I miei complimenti peer le ricerche...Sarebbe bello intervistare qualche nonno che possa raccontare com'era la vita habanera a quei tempi
hasta pronto
Max

Anonimo ha detto...

Massimo come mai è così nervoso Cubanite????

Anonimo ha detto...

mi ricord qualcosa dall ultimo romanzo di Leonardo Padura Fuentes....non ti faccio piu i complimenti...mi ripeterei...Beat