28 luglio 2008

Proprio una bella Koisima...


Terminato il Malecon, prima d’immergersi nell’estuario dell’Almendares, tuffandoci nel tunnel di 5.ta Avenida, è quasi automatico dare un’occhiata a destra. La sagoma bianca del Ristorante “1830”, di giorno o di notte, è un classico dell’Avana. La storia del locale inizia nel XIX secolo quando nella zona sorgeva il ristorante Arana, specializzato in riso con pollo (strano…) e baccalà alla biscaglina. Più tardi, fu trasformato nell’Hotel La Mar, dove si trovava un altare, punto in cui terminava la processione della Virgen del Carmen. La magnifica posizione convinse Mister Balbridge a comprare l’immobile e trasformarlo nella Villa Miramar. Nel periodo in cui fu sindaco dell’Avana il Generale dell’Esercito di Liberazione Freyre de Andrade (1912-1916), la dimora venne acquistata dall’avvocato Carlos Miguel de Céspedes Ortiz. È a lui che si devono la bellezza ed il buon gusto dell’intera costruzione, in particolare il fascino del giardino, composto da un’isoletta artificiale con piccole grotte e passaggi nascosti, chiamata “Koisima” (in giapponese “Isola dell’Amore”), e da una parte alberata e caratterizzata da un bellissima costruzione mudéjar, detta “La Mezquita”, decorata con mattonelle portate dalla Certosa di Siviglia. In questa residenza, il cui indirizzo esatto è Calzada y 20, vicino alla torre d’avvistamento de La Chorrera, visse per molto tempo sua madre, la signora Eloisa Ortiz Coffigny, la cui famiglia diede a Cuba illustri medici. Don Carlos Miguel Tranquilino de Céspedes y Ortiz Coffigny, come venne battezzato a Matanzas nella chiesa di San Borromeo, era nato il 6 giugno 1881 e discendeva per il ramo paterno da una famiglia proveniente da Siviglia e stabilitasi a Bayamo nel XVII secolo, a cui apparteneva anche Carlos Manuel de Céspedes del Castillo, Padre della Patria. Per non smentire gli illustri antenati, fu una delle grandi personalità del suo tempo ed un uomo ricchissimo. Figlio di un giudice, com’era tradizione di famiglia si laureò in diritto e fondò, insieme a José Manuel Cortina García e Carlos de la Cruz Ugarte, il famoso studio legale delle 3 C, così chiamato per le iniziali dei cognomi dei tre soci. Dato che gli avvocati Céspedes e Cortina furono dirigenti del Partito Liberale ed il dottor de la Cruz del Conservatore, nell’alternanza governativa di quel periodo, lo Studio non perse mai le redini del potere. Ebbero quindi la possibilità di promuovere opere realizzate da imprese a loro collegate, quali la costruzione della 5.ta Avenida, dell’Ippodromo di Marianao e dell’urbanizzazione della spiaggia di questo municipio. A Miramar, sulla 5.ta Avenida, erano proprietari dello stabilimento balneare la Concha e del parco di divertimenti Coney Island, che nel 2007 è stato ricostruito ed è nuovamente in funzione. Don Miguel si contraddistinse per un’attivissima vita politica, tanto che durante il periodo in cui fu Segretario delle Opere Pubbliche del governo di Machado venne soprannominato “El Dinámico”. Alla sua iniziativa si deve la nascita della Carretera Central, del Capitolio Nacional, con il famoso brillante che ne segnala il chilometro zero, della Avenida del Puerto, della Plaza de la Fraternidad, del Boulevard (San Rafael), del Paseo del Prado, dell’Hotel Nacional, della grande scalinata con la statua dell’Alma Mater dell’Università e di gran parte delle strutture dell’ateneo, dell’ospedale “Enrique Núñez”, di quasi tutti i padiglioni dell’ospedale “Calixto García”, oltre a numerosissimi edifici pubblici nel resto di Cuba, tra cui il “Presidio Modelo” in quella che diventerà l’Isola della Gioventù. Però, nonostante tutto, quando il 12 agosto 1933 cadde il governo Machado, la sua casa del reparto Country Club, in stile normanno, venne assaltata ed incendiata dalla folla, ed andò persa la sua biblioteca d’inestimabile valore. Don Miguel donò le rovine e mille metri quadrati di terreno alla chiesa cattolica e Manuel Arteaga Betancourt, primo Cardinale di Cuba e secondo Arcivescovo dell’Avana, edificò al suo posto la chiesa del Corpus Christi, al cui interno vennero dipinti quattordici affreschi della passione di Cristo. Accanto, venne costruita una scuola per bambini poveri. Una lapide ricorda ancora la fatidica data dell’assalto, richiamando gli uomini di buona volontà, affinché fatti di quel tipo non si ripetano più in questo paese. A Villa Miramar toccò la stessa sorte, ma nel 1937 Don Miguel la ricostruì e fu la sua residenza permanente fino al giorno della morte. Lì visse con il grande amore della sua vita, Margarita Johanet Montalvo e dal matrimonio nacquero tre figlie: Margarita, Martha e Diana. Oltre che politicamente, fu impegnato anche nella vita sociale occupando incarichi direttivi d’altissimo livello nei più famosi club avaneri. Sebbene avesse superato con successo un’operazione per un tumore al colon, l’8 giugno 1955, non riuscì a resistere al dolore per il decesso dell’amata sposa, avvenuto un mese prima. La veglia funebre ebbe luogo nel Capitolio, alla base della statua della Repubblica nel Salone de los Pasos Perdidos, ed il cadavere fu sepolto nella tomba di famiglia, che si trova nella via centrale del Cimitero Monumentale Cristóbal Cólon. Durante gli anni ’50 la villa fu acquistata dalla famiglia Currais, che lo trasformò nella filiale del ristorante La Zaragozana, assumendo il nome attuale. Ai giorni nostri, insieme al Torreón de La Chorrera fa parte della catena di ristorazione Palmares.

5 commenti:

pumario ha detto...

1830? Quanti bei ricordi di serate con amiche cubane che restavano ammaliate dalla bellezza del ristorante, gustavano la cucina (1999/2000/2001/2002) eccellente e ballavano in modo sensuale nella piccola discoteca sul mare che sfornava spettacoli di balli afrocubani incredibili, si tenevano anche sfilate dimoda con delle modelle da mozzare il fiato, già corto per le cubane che ci accompagnavano, insomma : locale bellissimo, cucina stupenda, prezzi modici e bevute interminabili di Rum "avana club 15 anni" che solitamente ci metteva in condizioni estremamente pericolose per la guida. Ps.: Sono tornato in maggio, uno schifo unico la cucina e il servizio deplorevole.

Massimo Barba ha detto...

Caro Stefano permettimi di aggiungere due curiosità al tuo - come sempre - interessantissimo post.
Il nome "1830" fu scelto dai nuovi proprietari per ricordare l'apertura del loro primo ristorante "La Zaragozana", inaugurato appunto nel 1830 in Calle Monserrate.
Oreste Ferrara, di cui sicuramente parleremo, nelle sue memorie racconta che i saccheggi alle case dei "machadisti" del 12 agosto 1933, alla caduta della dittatura, non fu opera del popolo, ma dell'alta società che sapeva bene cosa avrebbe incotrato... nelle ville.

Anonimo ha detto...

eh...Pumario ....come dicevan alcune mie amiche "cuando el milleocho era el milleocho"..serate spettacolari ,anche troppo, poi il declino per un locale che ha una cornice fantastica ed una storia altrettanto "mitica" come poi ogni palazzo dell Habana..Beat...

pumario ha detto...

E si Beat, il 1830 è qualcosa di meraviglioso. Peccato che cambino spesso i cuochi, ho mangiato dei filetti di manzo splendidi, con cerveza freddissima che ti scioglieva ogni tristezza appena la odoravi...

Anonimo ha detto...

un po di anni prima,parlo '93/'94 era senza dubbio uno dei posti migliori all avana,quando funzionavano ancora il palacio de la salsa e la disco del comodoro,mi ricordo ancora che si pagava 3 fulita x l entrata e servivano un lomo ahumado squisito,nonostante il periodo especial,dal giardino si aveva una vista eccezzionale del malecon,purtroppo come ogni cosa cubana,i vari gerenti che si sono succeduti hanno privilegiato le propie finanze a discapito della qualita del locale,con il risultato odierno